Il concetto relativo di 'merito' dei Della Valle
Sette punti di distacco, 1-5 nell'ultima di campionato a S. Siro eppure consideravano 'meritata' una qualificazione all'Europa League piovuta dal cielo. Follia pura.
Ed ora che le cose si sono risistemate tutti possono tornare “al travaglio usato”: l’Atalanta può andare in agenzia viaggi e prenotare i voli per le destinazioni previste dai preliminari di EL, mentre la Fiorentina, che aveva anticipato il proprio ritiro per sostituire il Milan in EL, può concedere ai propri giocatori dei giorni di permesso per andare al mare e recuperare le ferie perdute.
Diciamo che soprattutto i Viola si meritavano questa botta nei denti, non fosse altro per un comportamento della propria dirigenza e del proprio staff tecnico che ha travalicato ogni confine di sportività. Va bene che nella vita tutto è relativo, ma il concetto di merito espresso l’altro giorno dal presidente Andrea Della Valle è stato veramente da far ridere i polli. È giusto, quindi, che la sentenza del Tas gli abbia rimandato il boomerang giusto in fronte, facendogli fare la figura del “poveraccio”.
A confronto nulla si può dire invece del comportamento del presidente atalantino Percassi, che in attesa del completamento del percorso giuridico ha sempre detto che il Milan aveva conquistato il sesto posto sul campo e che si sarebbero attenuti solo alle decisioni delle autorità. Il contrario del solito atteggiamento spocchioso e fazioso del calzolaio marchigiano, che è arrivato a spingersi a parlare di conquista dell’Europa League meritata sul campo da parte della sua squadra. Non bastano i sette punti di distacco accumulati nella classifica finale del campionato scorso, addirittura si è cercato di cancellare con un colpo di spugna a parole la severa differenza dimostrata dal campo tra i rossoneri di Gattuso ed i Viola di Pioli. Eppure non c’era neanche il pericolo che l’esito del confronto si mescolasse nella confusione del calendario, visto che lo scontro tra Milan e Fiorentina era in programma all’ultima di campionato. Dopo il pari di Firenze dell’andata giocato neanche 20 ore dopo i supplementari del derby milanese dei quarti di coppa Italia, nella gara di Milano il 5-1 finale aveva fatto vedere che tra le due squadre esisteva una differenza che va ben al di là dei 7 punti di distacco in classifica. Un 5-1 in cui il Milan aveva anche dato l’impressione di non voler infierire nel finale, giusto per non umiliare i rivali fiorentini. Ma niente, tutto questo non era sufficiente.
Una sentenza che abbiamo sempre definito sproporzionata da parte dell’Uefa ha fatto rialzare la testa ai Della Valle, che evidentemente col Milan hanno un conto aperto. Dispiace che ogni volta che il Milan deve infliggere un’inculata a qualcuno ad andarci di mezzo siano sempre i Viola, come la strenua corsa del 2012 al terzo posto finale e quindi alla qualificazione in Champions che il Milan conquisto grazie ad un gol di Mexes al 90’ a Siena. Quell’episodio e quell’esito ancora non sono ancora stati digeriti dai Viola, che anche allora (e come potrebbe essere diversamente visto il carattere dei soggetti) parlarono di terzo posto “morale” conquistato dalla Fiorentina che avrebbe meritato più del Milan. Oggi come sei anni fa, col concetto di “merito” che nel vocabolario dei Della Valle deve avere un significato completamente diverso da quello riportato dallo Zingarelli, e che, soprattutto, si sconta con un giudice che non ammette mai repliche o discussioni, e cioè il campo.