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Milan: Losanna e Società un futuro tutto da scrivere

 

La decisione di Nyon di escludere il Milan dalle coppe costringe i rossoneri al ricorso al TAS. Non è ancora finita

 

La sentenza tanto attesa è arrivata. L’adjudicatory chamber di Nyon, nel corso della giornata di ieri, ha infatti escluso i rossoneri dalla prossima Europa League, in virtù della violazione del FFP, con particolare riferimento alla norma riguardante il pareggio di bilancio (il cosiddetto break-even). Una sanzione inferiore rispetto a quella annunciata dai media (2 anni di esclusione, più una multa e una limitazione della rosa), ma che rimane un’autentica ingiustizia se confrontata con le altre squadre punite dalla UEFA, in situazioni ben più gravi rispetto a quella rossonera. Il Milan dunque non si arrende, e si prepara al decisivo scontro presso il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, l’ultima possibilità per ribaltare una sentenza tanto clamorosa quanto ingiusta. Una battaglia iniziata con il tentato Voluntary agreement, proseguita con il mancato settlement agreement, per arrivare infine alla sentenza di ieri.

In mezzo a questo le vicende societarie, una situazione intricata che riporta tutti al bienno 2015/2016, quando Mr. Bee prima e la cordata cinese poi tenevano col fiato sospeso tutti i sostenitori rossoneri, increduli di fronte alla possibile cessione del Milan da parte di Fininvest. Oggi come allora le voci si rincorrono, e quello che sembra scontato può dissolversi improvvisamente, minando tutte le certezze fin li ottenute. Al centro di tutto il presidente LI Yonghong, ormai sul punto (secondo molti) di cedere il clœb all’americano Commisso, ma senza dimenticare la pista Ricketts, i primi a manifestare un interesse per il Milan. Ma al momento non vi sono certezze. Li è tutt’altro che convinto di accettare l’offerta americana, ma soprattutto non è in difficoltà come molti vogliono far credere. Il presidente rossonero è stato infatti oggetto di attacchi mediatici senza precedenti, fin dal suo approdo a Milano, nonostante ad oggi non abbia mai fatto mancare nulla al clœb di via Aldo Rossi, fatta eccezione per i 32 milioni relativi all’ultimo ADC.

Un aumento che il presidente non ha versato, ma dovuto alla possibile variazione degli assetti societari e non ad una mancanza di fondi. Il presidente, come noto, è certamente alla ricerca di un aiuto per il mantenimento del clœb, ma al momento non ha intenzione di cedere la maggioranza, questo secondo quanto filtra da ambienti molto vicini alla Cina. LI non è assolutamente in difficoltà, e qualora non si trovi un accordo con un possibile socio non avrà problemi nel restituire ad Elliott i 32 milioni, ulteriore prestito concesso dal fondo statunitense. Una somma che il fondo aveva già messo a disposizione del Milan con il cosiddetto “ponte tecnico”, ovvero con la visione dei fondi in Lussemburgo, garanzia in primis per la società stessa, ma anche e soprattutto per la Lega Calcio, nessun problema dunque per l’iscrizione al prossimo campionato. Resta ovviamente l’obbligo da parte del presidente rossonero di restituire l’ulteriore prestito ad Elliott entro il prossimo 10 luglio, pena il passaggio del Milan al fondo, una fase provvisoria in attesa dell’inevitabile (a quel punto) cessione ad altro proprietario. Un futuro tutto da scrivere, con possibili sorprese...

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