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L’esito del ricorso al Tas deve prescindere dal nuovo socio!

 

Da Losanna un giudizio giuridico e non politico come quello dei parrucconi UEFA

 

Certo che anche l’Uefa ritardando al massimo la sentenza sul Milan ha contribuito non poco a fare confusione, in un ambiente che già di per sè non ne avrebbe bisogno.
Ormai siamo sfiancati da tutte le ipotesi e le voci che si intrecciano tra la sentenza, l’ingresso del nuovo socio e, soprattutto, il ricorso al Tas di Losanna.
No, perché sembra che il Milan abbia una piccola speranza di poter vincere il ricorso solo ed esclusivamente se ci presentiamo davanti all’arbitrato con un nuovo proprietario.
Tesi che avvalorerebbe ancor di più la sensazione che di sentenza politica di tratti, perché se il problema del Milan agli occhi dell’Uefa fosse solo il mancato rifinanziamento del debito di prossima scadenza con Elliott (come l’Uefa ha scritto nel comunicato del mancato accodo sul Settlement Agreement) allora più di una speranza avrebbe il club di via Aldo Rossi di vedersi accolto il ricorso, dal momento che sarebbe palese che i parrucconi di Nyon avrebbero preso un provvedimento che va al di fuori delle proprie competenze.
L’Uefa deve giudicare il Milan in base ai mancati paletti del Fair Play Finanziario degli ultimi tre esercizi ed in base ai dati di bilancio, e non ha minimamente il diritto di fare i conti in tasca all’azionista di riferimento presumendo che ad ottobre non abbia le capacità di rifinanziare un debito.
È inutile girarci intorno, questa è l’unica verità provata, il resto sono solo chiacchiere da bar.
Semmai ha senso dire che l’Uefa aveva il diritto di non accordare il Voluntary Agreement sulla base dei conti portati e sulla base delle previsioni future riportate nel piano industriale pluriennale presentato all’Uefa. In quella sede l’Uefa poteva esprimere un parere ed il diniego su quelli che erano i numeri e le capacità di produrre ricavi (anche e soprattutto in Cina) da parte del Milan di Yonghong Li; ma una volta negato il VA, l’Uefa si doveva attenere ai freddi numeri, e quindi doveva concedere ai rossoneri il SA.
Non farlo è stata prima una porcata, e poi una decisione politica, quella di voler punire una società prestigiosa per educarne altre cento (e nel contempo poter calare le braghe davanti alle potenze come il PSG ad esempio).
Ecco perché il ricorso al Tas ed il suo esito dovrebbe prescindere dalla presenza o meno nella compagine societaria di un nuovo socio.
A meno che non ci venga il dubbio che anche dalle parti di Losanna badino più all’aspetto politico che a quello giuridico.
Speriamo di no, anche se a pensar male...

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