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Il Milan è stato lasciato solo

 

Editoriale direttamente dal web rossonero

 

A pochi giorni dal verdetto dell’Uefa è il caso di esaminare in quale clima e con quale assetto difensivo, il Milan si avvia verso il procedimento che può sottrargli la partecipazione all’Europa league con gravissima perdita d’immagine più che di danno economico o tecnico. Cominciamo dal mondo dei media. Hanno contribuito, non senza motivo, ad alimentare il mistero e lo scetticismo creato intorno alla figura di Youghong Li e alla sua consistenza patrimoniale. Da ultimo l’inchiesta di Report è servita a svelare alcuni particolari legati al fondo Elliott rimasti fin qui sconosciuti. Sul fronte milanese poi non c’è stata alcuna solidarietà. Anzi proprio Beppe Sala, il sindaco, senza malanimo per carità, nei giorni caldi, ha espresso un giudizio (“la proprietà cinese dell’Inter è più solida di quella del Milan”) che se è confermato dalla potenza di Suning è clamorosamente smentito dai numeri. Il magnate cinese, per acquistare l’Inter, ha sborsato finora, comprese alcune sponsorizzazioni, meno di 300 milioni; lo sconosciuto cinese del Milan, tra anticipi e debito contratto con Elliott più aumenti di capitale e copertura del deficit gestionale, è arrivato a quasi un miliardo!

Dal fronte della federcalcio è andata anche peggio. Perché il commissario Roberto Fabbricini, che poco sapeva della questione, appena ha letto alcune inchieste giornalistiche si è lasciato andare a commenti molto preoccupati. E durante il servizio di Report ha addirittura ripetuto: “Quando ho detto qualcosa si è scatenato il putiferio!”. Come per dire: sono stato massacrato per aver espresso alcune perplessità. A livello di Uefa poi il Milan sta scontando un altro errore fatale, commesso da Carlo Tavecchio che all’epoca, dopo aver sostenuto l’elezione dell’attuale presidente, ha sponsorizzato l’elezione quale componente dell’esecutivo del suo più diretto collaboratore, Michele Uva. Quest’ultimo, da funzionario, certo non può parlare da pari a pari con gli altri colleghi, che sono tutti presidenti di federazione o dirigenti di alto rango. Uva di recente si è lavato le mani del caso Milan affermando che las gestione del financial fair play è distinta da quella politica. Fosse accaduto ai tempi di Tonino Matarrese, credetemi, su Nyon sarebbero caduti fulmini e saette.

L’unica arma a disposizione del Milan è dunque la memoria difensiva. Uno dei suoi autori ha definito così l’operazione: “Abbiamo fatto un ottimo lavoro”.

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