Carlos Kaiser, Kevin Lidman, Alieu Darbo, Gregory 'Gregorinho' Akcelrod, Medi Abalimba: non erano semplicemente bidoni ma andarono ben oltre
Senza fare tanti nomi, quanti bidoni abbiamo incontrato nella nostra carriera di tifosi di calcio? Possiamo certamente dire che i bidoni sono in numero maggiore rispetto ai fuoriclasse; in mezzo, tra inguardabili mezze cartucce e creature... divine, troviamo milioni di buoni giocatori che han fatto il loro senza magari illuminare le platee ma che han lasciato bellissimi ricordi tra i loro sostenitori e non solo.
C'è però una categoria che non è classificabile tra quelle menzionate: gli atleti (o presunti tali...) che ne fanno parte sono leggenda, veri e propri miti del mondo pallonaro.
C'è chi li chiama semplicemente 'truffatori', chi 'furbacchioni', ma loro sono nella storia, altroché.
Carlos Henrique Raposo, ad esempio, vi ricorda qualcosa? No; in effetti divenne celebre col suo nomignolo, Carlos Kaiser (foto), dovuto ad una vaga somiglianza con Franz 'Kaiser' Beckenbauer. Carlos Kaiser nacque a Rio Pardo (Brasile) nel 1963 e, come ogni brasiliano, aveva un sogno: diventare famoso giocando a calcio. Aveva tutti i numeri per esserlo, ma gli mancava una cosa: non era capace di fare niente di niente. Ebbene: per 20 anni (venti!) riuscì a gabbare mezzo mondo con le sue fantomatiche qualità di calciatore, facendosi ingaggiare anche da Club importanti, come il Botafogo, il Flamengo, la Fluminense, il Vasco da Gama e persino in Europa dall'Ajaccio. Se andate a dare un'occhiata su Wikipedia, si capisce subito il tipo: dal 1979 al 1991, conta 2 presenze, una nel Puebla (Messico) tra il '79 e l'82 ed una nella Fluminense si presume nel 1988. Ma come ha fatto a fregare tutti per 20 anni? Nel modo più semplice possibile: fingendo infortuni in serie. Amico di giornalisti che inventavano per lui curriculum inesistenti, si faceva immortalare con il cellulare all'orecchio (parliamo degli anni '80!), con auto fuoriserie, con donne da brividi al fianco e con una faccia tosta degna di un film di Sordi, e continuò nella sua pantomima per almeno 4 lustri. Alla sua presentazione in Francia all'Ajaccio, invitato a palleggiare davanti a qualche tifoso, cosa che non sapeva assolutamente fare, calciò il pallone in curva e si mise a baciare lo stemma del Club.
In Brasile, chiamato a subentrare ad un compagno di squadra, pur di non far vedere quanto scarso fosse, si produsse in una rissa con un tifoso, colpevole, secondo Carlos, di averlo offeso: l'arbitro non fece altro che mostrargli il cartellino rosso e lui uscì alterato dal campo ma alquanto sollevato di averla svangata ancora una volta.
Fantastico.
E che dire di Ali Dia? Senegalese che sognava ad occhi aperti una carriera nel calcio ma anche lui privo di qualsivoglia fondamentale (ed anche superfluo...), millantava una parentela nientepopodimeno che con George Weah. Ali Dia era uno scarpone da enciclopedia ma riuscì clamorosamente a giocare in Premier League. Ebbene sì: fece telefonare da un amico a Graeme Souness, allora manager del Southampton, fingendosi il Re Leone che raccomandava un suo cugino talentuosissimo e 'casualmente' svincolato in quel mentre. Souness credette alla telefonata e fece ingaggiare Ali Dia. Successe che il 23 novembre del 1996, al 32' della prima frazione, s'infortuna l'idolo di casa, Matthew Le Tissier (fuoriclasse sopraffino) in un incontro contro il Leeds United e Souness chiama Dia e lo inserisce al suo posto. Beh, Le Tissier disse riguardo a quei celeberrimi 53' di Ali Dia: 'È stata la cosa più imbarazzante a cui abbia mai assistito. Sembrava di vedere Bambi pattinare sul ghiaccio e ci domandavamo: "Ma che combina questo stramboide?". Non riuscivamo a capire...'. Fu allontanato immediatamente dal Club ma Ali Dia è nella storia della Premier come uno dei peggiori (il quarto per la precisione) attaccanti di sempre del campionato inglese.
Poi c'è il conterraneo della Kyenge, il congolese Medi Abalimba. Ecco, Medi fu solamente sfortunato: aveva talento ma un brutto infortunio gli stroncò la carriera. Ingaggiato addirittura dal Liverpool, non fece però in tempo a sbalordire il mondo che si infortunò molto seriamente e la sua carriera terminò in quel momento. Ma la vita da calciatore era troppo divertente: soldi, donne, lusso, belle macchine... E Medi non voleva saperne di rinunciarvi. Nel 2011 allora cominciò a spacciarsi per Gael Kakuta, un connazionale allora celebre, tanto da essere inserito tra i talenti più fulgidi di quella generazione. Cominciò a collezionare debiti su debiti, con voli privati in elicottero persino, fino a quando una sera, il proprietario di un ristorante dove Medi aveva intrattenuto decine di persone offrendo da bere e mangiare, pretese l'immediato saldo del conto. Ovviamente, il congolese non aveva il becco di un quattrino e venne così arrestato. Aveva accumulato debiti per più di 200mila sterline...
Restiamo in Europa e parliamo di Gregory Akcelrod, francese, sbugiardato grazie ad internet. Faceva girare foto con la divisa del PSG e diceva di sé che in Patria lo chiamavano 'Gregorinho' per le sue qualità funamboliche da brasiliano. Le foto erano dei volgarissimi fotomontaggi ed il PSG nemmeno sapeva della sua esistenza. Acquistato dal CSKA Sofia, mai avrebbe sospettato che un umile ma pignolo tifoso andasse a fare ricerche su internet non trovando nulla su questo Akcelrod. Fece presente la cosa al Club che non poté fare altro che rescindere il contratto seduta stante col francese. Gregorinho allora la prese male, insultò tutti e denunciò di essere stato trattato male; se ne andò in Canada, dove però, sosteneva lui, si sarebbe fermato poco perché aveva richieste dalla MLS, dalla Premier e dalla Serie A. Fu visto l'ultima volta mentre in una gara Nascar era ai box in veste di meccanico.
Ora veniamo in Italia; è l'estate del 2014, ed il Crotone, in collaborazione coi tedeschi del Bayern Monaco, acquista il gambiano Alieu Darbo. Un fantasista che di fantasia ha dimostrato di averne parecchia! Pochi giorno dopo il suo ingaggio, rescinde e se ne va, accusando i crotonesi di razzismo e di averlo minacciato. Niente di tutto questo, invece: un gruppo di Ultras fece controlli su internet e capì l'ingegnoso piano del gambiano. Lo affrontò e così Alieu se la diede a gambe, come fece l'anno prima in Grecia, col Paok Salonicco. Ma possibile che il Bayern ci fosse cascato? No, per niente: i fax ed i messaggi che arrivavano al Crotone erano clamorosamente falsi. Cominciò così a vagare a Malta, in Egitto, Algeria e persino in Croazia, dove fu incredibilmente ingaggiato dalla Dinamo Zagabria, che impiegò sei mesi per accorgersi della truffa.
E che dire di Kevin Lidman, autodefinitosi talento del calcio svedese e nazionale Under 18? Nei suoi tweet dichiarava amore per la Roma, per Totti e De Rossi e sosteneva di giocare nel West Ham United. Non che la Roma lo comprò ma i giornalisti accostarono il nome di Lidman alla società giallorossa, come probabile nuovo acquisto. L'emittente locale 'Rete Sport' capì l'inganno ma, volendolo sbugiardare in diretta, lo invitò ad una loro trasmissione alla quale, però, lo svedese non si presentò per poi sparire come d'incanto.
Avrei qualche nome di giocatori che hanno indossato la maglia rossonera che potrebbero figurare tra questi fenomeni ma lasciamo perdere; il momento è già abbastanza burrascoso...