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Berlusconeide capitolo 14° (III)

 

La stagione dei rimpianti (terza parte)

 

Il testa a testa prosegue tra Milan e Juve ma il 25 febbraio il Milan ha l'opportunità di staccare la Juventus: lo scontro diretto è in casa, a San Siro, con la formazione di Allegri ampiamente rimaneggiata ma consapevole della propria forza.
La Juve è invece in calo fisico. Segna il Milan, subito, con Nocerino, e dopo quasi mezz'ora arriva il 2-0 con Muntari.
Fu un 2-0 solo di facciata però, perchè l'arbitro non vide ciò che tutto lo stadio vide: ossia che la palla aveva superato la linea bianca di almeno 30 centimetri.
Ne nacque una gara irreale col Milan che ne finale si vide pareggiare la partita grazie ad un gol di Matri.
Probabilmente questa partita finirà, nel futuro, per essere ricordata come uno dei casi più grandi di errore condizionante un campionato.
L'entità dell'errore è stata troppo rilevante e il match che ne è seguito è stato a lungo condizionato da tratti permanenti di irrealtà.

Tuttavia il Milan a metà marzo è ancora primo in classifica ed ha 4 punti di vantaggio sulla Juventus.
Insomma ha lo scudetto in mano. E' vero però che qualcosa non funziona.

Siamo alla vigilia di Milan Roma. La squadra però è tesa. In Champions il sorteggio ha destinato una doppia partita col Barcellona in cui le energie da spendere saranno enormi e, alla fine, non basteranno.
Già nella doppia partita di Coppa Italia contro la Juventus, il Milan ha consumato energie fisiche e mentali in quantità industriale.
In particolare nel ritorno degli ottavi di finale di Champions contro l'Arsenal è successo qualcosa.

Il Milan ha vinto 4-0 la partita di andata e nella gara di ritorno ha perso male, 3-0, rischiando più volte di andare ai supplementari.
Una sorta di seconda La Coruna evitata solo nel finale.
Nell'intervallo di quella partita succede qualcosa nello spogliatoio.
Gianluca Zambrotta ha raccontato di un Ibrahimovic non particolarmente contento della gestione tattica e mentale del match, talmente nervoso da arrivare a mettere le mani addosso ad Allegri.
Leggende di spogliatoio certamente, ma provenienti da una persona poco incline al pettegolezzo come Zambrotta. Il sospetto, fondato, che quel giorno si sia rotto qualcosa, esiste ed è reale.
Allegri forse non aveva più lo spogliatoio in mano come prima.

Siamo però ad un'ora da Milan Roma. Il riscaldamento di Thiago Silva non è dei migliori.
Le smorfie di piccoli dolori, di non convinzione, di incertezza, sono visibili sul suo volto.
Allegri sceglie di rischiare, ma dopo 1 0 minuti Thiago capisce che il muscolo non ha tenuto.
Forse gli sforzi della semifinale di ritorno di Coppa Italia hanno inciso, forse sarebbe stato saggio non rischiare.
Ma ormai Thiago è out, e lo sarà sino al termine del campionato.
Il Milan quella partita la vince, 2-1 , in rimonta, con un Ibrahimovic stratosferico.
Ma sarà una sorta di canto del cigno.

A Catania la settimana successiva il Milan perderà 2 punti preziosi contro i siciliani, fermato sull'1 -1 , con un gol di Robinho oltre la linea non convalidato.
Anche il destino è beffardo.
La settimana successiva, in casa, il suicidio contro la Fiorentina.
Finisce 2-1 , coi viola che vincono in rimonta dopo il rigore iniziale di Ibra.

Questo Milan è mentalmente scoppiato. Non ha più certezze ed è bastato un piccolo calo fisico, tra l'altro comprensibile, da parte di Ibra, per mostrarne le crepe tattiche e psicologiche.
La Juventus vincendo a Palermo andrà così in testa e lì vi resterà fino a fine campionato. Uno scudetto praticamente quasi in tasca, buttato alle ortiche nel momento clou.

Questa stagione alimenta rimpianti enormi perchè l'organico del Milan era certamente più forte di quello bianconero, perchè Ibra ebbe la sua migliore stagione con 30 reti realizzate e perchè un errore arbitrale come quello sul gol di Muntari è destinato a rimanere nella storia del calcio.
Tuttavia il Milan sa e si rende conto che quel campionato è stato anche buttato al vento per alcune scelte dissennate, per una sottovalutazione eccessiva dell'avversario all'inizio e per una gestione della rosa e delle risorse dello spogliatoio non decisamente di buon livello.
La stagione si chiude con un Milan Novara a San Siro che vede Inzaghi siglare l'ultimo gol della sua carriera proprio davanti ai suoi tifosi, con Nesta e Gattuso che, insieme a SuperPippo, salutano malinconicamente un San Siro che li riempie di affetto, onori ed omaggi.

Si chiude un'era, si chiude un ciclo di uomini probabilmente irripetibili.
Le lacrime e le emozioni sono tantissime ma il calcio, come ogni cosa nella vita, è destinato ad andare avanti ed è quello che farà il Milan nel prosieguo della sua gloriosa storia.

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