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Sensazioni post CDA: i cinesi tirano dritto!

 

La proprietà sembra preoccuparsi in primis dei propri interessi più che delle decisioni UEFA

 

 

Un CDA di routine, convocato prima della sentenza Uefa sul SA (da sottolineare) per l’approvazione della trimestrale 2017/2018 necessaria per l’iscrizione al prossimo campionato (su quella non ci sono assolutamente dubbi), ha visto stravolto il suo ordine del giorno alla luce delle novità giunte da Nyon. L’attenzione si è concentrata sul tema Uefa e, conseguentemente, sul tema rifinanziamento. I conti del club sono a posto, ed anzi si sono anche rivelati migliori delle attese, spinti soprattutto dagli ottimi risultati ottenuti sul versante botteghino (ottimo risultato gli oltre 37 milioni di euro ricavati dagli incassi delle gare interne a San Siro). Così come nessun problema circa il nuovo aumento di capitale che sarà di 40 milioni di euro (10 in arrivo subito). Ma ciò che risulta evidente è che in questo momento non è il bilancio il maggior problema dell’Ac Milan, bensì la situazione della proprietà e la sua capacità di fare fronte alla scadenza di ottobre 2018 del debito contratto col fondo Elliott. Conseguentemente, viene considerato un problema (dall’Uefa) il mancato rifinanziamento di quel debito. Le parole di Fassone nella conferenza post CDA sono state chiare in questo senso: tutti gli sforzi fatti nella redazione dei fascicoli presentati all’Uefa nelle occasioni precedenti (VA e SA) si sono concentrati sull’aspetto economico, ma evidentemente, da quello che traspare dal comunicato Uefa, non è un problema di carattere economico quello che preoccupa l’istituto del calcio europeo. Ed ecco la scelta di concentrare l’attenzione su quegli aspetti extra-economici che dovranno essere portati a supporto della tesi difensiva e che devono convincere l’Uefa a non comminare la sanzione più pesante.

La sensazione di pessimismo (che traspare dal fatto che l’ipotesi di esclusione venga presa in seria considerazione) deriva proprio dal fatto che l’organo giudicante si sta muovendo su un terreno che coi bilanci ed i numeri non ha niente a che fare, e quindi a questo punto può succedere di tutto. Il rischio concreto è che il Milan rischi di essere il pretesto per fare giurisprudenza. Orribile, ingiusto, ma è così. Degne di rilievo sono invece le parole usate da Fassone per tranquillizzare i tifosi. Ha parlato con tutti i giocatori e lo staff e li ha rassicurati sullo stato di salute del club, ricevendo in cambio risposte mature e confortanti: nessun fuggi fuggi e nessuna smobilitazione. I colloqui per i rinnovi vanno avanti, così come non ci sarà nessuno stop al mercato estivo del Milan: i 2/3 innesti previsti saranno fatti, con o senza coppe europee (si tratta solo di vedere se spendere o meno i 20 milioni in più che derivano dalla partecipazione all’EL). Insomma, sotto questo punto di vista tutto bene.

Ciò che invece Fassone ha trattato con trasparenza è il discorso sul rifinanziamento. Esistono due piani su cui questa operazione va avanti, quella della holding e quella del Milan. La più importante e spinosa riguarda la holding, perchè quella relativa al club si risolve in un amen. Tuttavia l’AD ha smentito le voci di una accelerazione delle operazioni di rifinanziamento, dichiarando invece che la proprietà si muoverà secondo i tempi che aveva previsto prima della sentenza Uefa. Una chiave di lettura di ciò può essere che alla proprietà cinese non gliene frega nulla delle conseguenze delle decisioni Uefa, si tira dritto negli interessi della proprietà e non delle richieste Uefa. Sembra quasi che la proprietà non sia molto preoccupata dal danno di immagine e dall’esclusione della squadra dalle competizioni europee. Speriamo solo, nella peggiore delle ipotesi, che la pena non vada oltre l’esclusione dalle coppe per una stagione.

 

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