milan

 

L'imputato e il giudice

 

Quando le parole (Gabanelli/New York Times), contano più dei fatti...

 

C'è poco da fare. Quando sei già stato giudicato, con i poster degli articoli del New York Times e di Milena Gabanelli ben affissi sui muri del palazzo dell'Europa del calcio, quello che ti aspetta è solo un rito stanco. Hai voglia a studiare a fondo i dossier e a costruire con fior di professionisti faldoni di controdeduzioni. Quello che sta accadendo è che l'AC Milan di Milano 7 volte campione d'Europa, i cui conti alla mano sono migliori rispetto ad altri club che hanno ottenuto il Settlement agreement negli ultimi anni, sta per essere escluso dall'Europa League per "incertezza" e per "poca chiarezza". Capi d'imputazione niente male, che fanno impallidire i set dei più grandi film processuali americani. E' una sostanziale risata in faccia, una bella linguaccia, quella che l'Uefa sta riservando al Milan. Solo al Milan, mi raccomando. Il calcio italiano, nella sua imperturbabilità, non sta facendo un plissè, non muove nemmeno la falange di un dito visto che quelli oltretutto fanno pure parte dello schieramento Mediapro. Assente, totalmente assente. La politica calcistica italiana sta assistendo al gioco al massacro sul Milan con la stessa grinta di cui al capitolo Oliver-Buffon e ai paragrafi rigori Roma a Barcellona e col Liverpool, comma rigore Milan nello stadio dell'Arsenal. Stiamo fermi noi e deve stare fermo anche il Milan, il massimo del guizzo. Rispetto al capro espiatorio rappresentato dal Milan, non c'è il benchè minimo sussulto nel vertice calcistico del Paese che in questo momento ha una sola, unica, vera preoccupazione: Sky.

L'Uefa è così sprezzante nei confronti del Milan, che non si cura nemmeno di salvare le apparenze. L'ultimo concetto fatto trapelare con fastidio è che alla Adjudicatory Chamber il Club rossonero verrà giudicato solo per la violazione del Fair play finanziario del triennio 2014-2017. Le persone di buon senso, a questo punto dicono: bene allora, multa e limitazioni, come agli altri. No, il Milan, dicono al telefono in italiano quelli di Nyon e quelli vicini a loro, è vicinissimo ormai all'esclusione dalla coppa, i mancati pareggi di bilancio verranno giudicati alla luce di tutto il resto. E perchè? Perchè non ci piace, perchè non ci fidiamo. Questo non lo dicono, ma lo si può facilmente dedurre: tengono buono il dossier Gabanelli/New York Times, mica quello di chi onora ogni mese e ogni giorno fidejussioni, stipendi, aumenti di capitale, bilancio con conti in miglioramento e business plan che continua ad avere il suo corso. Del resto se gli articoli sui conti svizzeri (svizzeri?!?) dei club degli sceicchi si sono dimenticati di scriverli, l'Uefa non può sapere, non può intervenire...Ma poi 
scusate, ma Elliott? Il piano industriale del Milan è quinquennale, rispondono, e nessuno ci dice che in caso di acquisizione della proprietà il fondo arriverà fino al 2022. Ma, obiezione, di buon senso e soprattutto di buona volontà, il cambio di proprietà è possibile per ogni società calcistica in qualsiasi momento, l'importante è che venga garantita la continuità aziendale...Risposta? Qualche grugnito e poi tuuuu...tuuuu...

Insomma, siamo in queste mani, al punto che di partecipare a competizioni in cui vige la dittatura di un Fpf già fallito come linea con le sue sperequazioni, i suoi figli e i suoi figliastri, ti passa anche sinceramente la voglia. Veniamo a noi, ai nostri tifosi. Sono incazzatissimi. Si sentono umiliati. Non tutti, perchè è partita la sacrosanta, emozionante, campagna dell'hashtag #RespectforACMilan. Ma hanno ragione tutti, gli uni e gli altri. E in questo senso lo sguardo degli arrabbiati non può che essere rivolto alla proprietà. Comprensibilmente delusa, ma non ci si può limitare a questo. Il rifinanziamento doveva essere più veloce, più deciso e più incisivo. Non avrebbe risolto granchè, perchè il pregiudizio dell'Uefa non sarebbe cambiato, ma almeno sarebbe stato più divertente vedere qualche altra "incertezza" sarebbero riusciti a produrre. In ogni caso alla proprietà rossonera tocca affrontare il primo vero momento di vento contrario, di pollice verso da parte della tifoseria: la proprietà è la stessa di domenica scorsa, dei 60mila che applaudivano il 5-1 alla Fiorentina, ma lo sconquasso prodotto dall'Uefa sta rivoltando i milanisti contro la proprietà cinese. Ed è qui che bisogna intervenire, garantire, comunicare, rassicurare. Nei dettagli. Uno su tutti: nessuna smobilitazione, si va avanti. Nessun fuggi fuggi, i nostri giocatori sono i nostri giocatori, il nostro patrimonio, la rosa con 14 nazionali. I milanisti accusano il Club di minimizzare, ma in realtà c'è una società che intende lottare contro il danno d'immagine e contro il danno economico, provenienti entrambi da Nyon, facendo ugualmente il mercato con 3-4 rinforzi veri. E visto che abbiamo in spogliatoio degli uomini, degli adulti, dei componenti di un gruppo vero, anche se il Milan non sarà ammesso all'Europa League, i giocatori dovranno lottare ed essere professionali come fanno i giocatori degli altri grandi club quando vivono stagioni senza le coppe (Bonucci resta, ieri fantascienza totale). Senza nasini infantili all'insù. Fa male, eccome se fa male. Anzi, brucia terribilmente. Ma non è la fine del mondo.

Non mancano poi in questo quadro gli individui piccoli piccoli che usano questa situazione con lo stesso metodo cattivo e odioso del palazzone europeo. Si servono di un pretesto per togliersi i vermi dalla pancia contro Fassone e Mirabelli. Dovevano programmare e non spendere così tanto. A parte che se l'Uefa ha deciso che a non piacergli è l'intera operazione del passaggio di proprietà del Milan, mercato estivo 2017 o non mercato estivo 2017, ci troveremmo oggi nella stessa situazione anche se il mercato di un anno fosse stato low cost. Ma se c'è una società che un anno fa, inizio maggio  ha alzato la mano verso l'Uefa, cercando il dialogo con l'istituzione, prendendo tre posizioni societarie prioritarie ("Sappiamo delle violazioni del Fair play e siamo pronti a pagare", "Per rilanciare il club faremo solo il  primo anno importanti investimenti sul  mercato", "Abbiamo un piano quinquennale di cui vorremmo discutere nell'ottica di un Voluntary agreement") è stato proprio quella rappresentata e guidata dall'attuale management rossonero. Mentre sul piano sportivo, anche un bambino capisce che, programmando i paletti Uefa fra un anno, devi fare a livello di mercato tutto e subito per rilanciare la squadra, perchè l'estate dopo non sarà più possibile. Poi inizia il talk show: il  rinnovo a Montella, gli errori in attacco etc. Ma questo fa parte dello sport, del campo, del primo anno, di tante componenti, ma se oggi la rosa del Milan è il principale, vero, importante, patrimonio del Club non ci si può nascondere dietro le solite frasi fatte per rivangare, rinfacciare, accusare. La differenza fra un sesto posto di assestamento e un sesto posto di prospettiva è lampante e sotto gli occhi di tutti.

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