Milan cinese

 

Bilancio della prima stagione del Milan cinese

 

Il Milan che ci aspettavamo è arrivato troppo tardi. Stagione compromessa da un grosso errore fatale

 

 

Con la gara di domenica scorsa contro la Fiorentina si è concluso il primo campionato del Milan del nuovo corso, quello cinese targato Yonghong Li ed Han Li. Una stagione ricca di aspettative, dopo una campagna acquisti estiva fatta di investimenti ingenti che ha, di fatto, rivoluzionato la rosa della stagione precedente. Grande l’entusiasmo generato nella tifoseria dall’arrivo di giocatori importanti, ed ambiziosi gli obiettivi pubblicamente proclamati dalla dirigenza: non vi erano dubbi, si puntava dritto ad una delle prime quattro piazze della classifica per il ritorno in Champions. Obiettivo non di facciata, se pensiamo che nella prima versione del Voluntary Agreement presentato all’Uefa la qualificazione alla Champions era indicata come variabile fondamentale su cui era basato il piano industriale della società rossonera. Sic rebus stantibus, non si può che dire che il primo Milan cinese ha mancato l’obiettivo, e quindi in assoluto non si può certo parlare di stagione positiva.

Alla fine, dunque, è arrivato un sesto posto, lo stesso dell’anno precedente migliorato solo di un punto in più in classifica. È stato dunque un fallimento? È stato tutto sbagliato ed è tutto da rifare? Beh, diciamo che l’andamento della stagione invita a fare qualche riflessione che va al di là del semplice confronto dei freddi numeri. Sembra uno scherzo pensare che il Milan di Montella e quello di Gattuso fossero composti dagli stessi giocatori, e che nel corso della stessa stagione potessero fornire prestazioni e rendimento tanto differenti. 20 punti in 14 partite (media 1,43 punti a partita) il rendimento del Milan di Montella, 44 punti in 24 partite (media 1,83) quelli messi insieme da Rino Gattuso. Se consideriamo solo il ritorno (39 punti in 19 gare) la media sale a 2,05 punti a partita. Facendo le dovute proiezioni, Montella avrebbe chiuso il campionato a 54 punti, Gattuso, invece, di punti ne avrebbe portati a casa 70. Una quota che ci avrebbe portato a lottare punto a punto per la Champions.

Non solo, ma Gattuso ha rivitalizzato in modo incredibile i giocatori, a livello fisico ed a livello mentale, facendo tornare molti di loro ai livelli conosciuti. Per non parlare del fatto che sotto la sua gestione la squadra ha assunto una precisa identità. Insomma, per farla breve, il Milan di Gattuso è andato vicinissimo agli standard per cui questa squadra era stata costruita, dimostrando, quindi, che non tutto era stato sbagliato come molti si erano affrettati a dire a metà stagione. Alcuni errori sono stati commessi, e tra questi forse il più grave è stato quello di confermare alla guida tecnica Vincenzo Montella. Una scelta che in estate avevo condiviso, ma che alla prova dei fatti si è dimostrata sbagliatissima, visto che il tecnico campano sembra averci capito veramente poco del materiale a disposizione.

Insomma, l’obiettivo stagionale non è stato raggiunto, ma il modo in cui la quadra ha condotto la seconda parte di stagione fa credere che ci sia una buona base di partenza, e che con gli adeguati rinforzi il prossimo anno si possa ritentare di raggiungere una delle prime quattro posizioni della classifica. Le dichiarazioni rilasciate da Mirabelli circa i ruoli dei giocatori che arriveranno fanno ben sperare, perché sono stati citati proprio i ruoli dove il Milan quest’anno ha mostrato le lacune maggiori. Almeno le idee sembrano abbastanza chiare.

 

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