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Milan, poker europeo

I rossoneri, trascinati da Calhanoglu, si vendicano con il Verona e lo spingono in B

 

«Voglio la coppa Italia» la frase attribuita a Yonghong Li sbarcato alla Malpensa di primo mattino.
Sembra facile. E non è il caso di farsi suggestionare dal comodo 4 a 1 rifilato ieri sulla schiena del fragile Verona. Solo i curvaioli di San Siro si tolgono lo sfizio di cantare vi mandiamo in B ma è un verdetto già scritto e che diventa matematico soltanto dopo i 4 squilli del Milan di Gattuso che in qualche modo si libera dello scomodo e umiliante 3 a 0 subito nella sfida dell'andata. Conti pareggiati e tre punti aggiunti alla modesta classifica che consente di puntare ancora su una piazza per l'Europa league.

La domanda del giorno è allora quella scontata: basta questo Milan per mettere sotto la Juve mercoledì sera all'Olimpico di Roma? La risposta offerta col Verona non è sufficiente, bisogna essere realistici. È vero: la squadra sembra viva sul piano fisico, risalita la china di un periodo magrissimo e con le gomme sgonfie. I suoi talenti migliori, Calhanoglu e Suso, vivono opposte condizioni. Il turco sembra rivitalizzato e comincia a segnare con una certa frequenza. Vede la porta e quando arma il destro, come ieri dopo appena 10 minuti, è capace di fare danni vistosi e non soltanto alla tenera difesa del Verona subito in crisi e in affanno. Diversa è invece la condizione di Suso che sembra lì lì per saltare fuori come un tappo di champagne dal collo di bottiglia della partita e invece rimane imprigionato nei suoi ghirigori. Col Verona, le sue scorribande procurano il primo e il terzo gol di Abate oltre ad alcune trame di valore ma a un certo punto le carezze di Fares lo costringono a farsi da parte per evitare di finire sul lettino del massaggiatore.

Se non c'è l'estro di Suso ad alimentare l'attacco del Milan, in queste ore, può provvedere alla bisogna Bonaventura che è l'altro esponente in buona salute del gruppo di Gattuso. Suo è l'assist che Cutrone trasforma in una saetta per il suo ottavo sigillo (16 il totale fin qui nella stagione) che sono pochi per le aspirazioni del club ma sono tantissimi per un ragazzo appena spuntato nel calcio che conta dalla primavera. Si vede e si capisce al volo che ha l'istinto del killer in area di rigore pur se è ancora acerbo palla a terra e nell'affrontare fisicamente rivali molto più robusti di lui. Il suo 2 a 0 mette subito la sfida sul binario giusto e se si aggiunge in avvio di ripresa il 3 a 0 con cui Abate può incenerire la difesa del Verona ecco che il test di ieri sera perde significato tecnico e diventa solo un'occasione per far fare minuti a Romagnoli e per capire che ormai la stagione di Kalinic sta diventando un calvario. Il croato, che pure ha una carriera onorevole alle spalle, da queste parti è una specie di ospite sgradito. Entra al posto di Cutrone che è un beniamino del pubblico accolto da qualche fischio ostile, non ha molte occasioni da spendere per farsi apprezzare, e alla fine si ritrova col solito mucchio di mosche tra le mani. Ha migliore fortuna Borini che in capo a una prova non proprio esaltante raccoglie il frutto altrui ottenendo il quarto gol della sera. Come lui, citazione obbligatoria, per il sud-coreano Lee che a San Siro raccoglie il primo gol della sua esperienza italiana. Tra l'altro di ottima fattura. Retrocessione a parte, qualcosa di buono nella credenza del Verona resta.

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