Juventus

 

Non nascondiamoci dietro il VAR

 

Ridurre tutto al mancato uso della tecnologia significa mentire a se stessi

 

 

Ed alla fine tutto il calcio italiano si trova schierato a favore del VAR, strumento ora imprescindibile per giocare a calcio ed evitare di subire premature eliminazioni. Per fortuna che la Lazio contro il Red Bull Salisburgo non abbia subito torti arbitrali nella gara di ritorno dei quarti di EL, perché altrimenti ci saremmo trovati nella paradossale situazione in cui anche Inzaghi si sarebbe stracciato le vesti a favore dell’uso della tecnologia, lui che è rimasto l’unico ad esserne contrario (o comunque il suo più illustre oppositore). Che ci siano stati episodi sfavorevoli e che il livello medio degli arbitri europei sia scaduto verso il basso, credo che non ci siano dubbi. Pensare che ci sia una sorta di “complotto” a sfavore del calcio italiano mi sembra una vera eresia. Per due ordini di motivi. Il primo perché a livello politico il calcio italiano è ben rappresentato nelle posizioni di vertice del calcio continentale (dal designatore Collina al presidente dell’ECA Andrea Agnelli), il secondo è che se il calcio italiano non è competitivo a livello europeo la colpa non è sicuramente degli arbitri e dei loro errori. Pensate, l’ultima squadra italiana finalista in coppa UEFA (attuale EL) è il Parma della stagione 98/99, mentre in Champions abbiamo ottenuto due finali (perse) nelle ultime otto stagioni (da quando l’Inter ha vinto la CL nel 2010) ad opera di una sola squadra, e cioè la Juventus. Il livello del nostro calcio rispetto a quello degli altri paesi è scaduto tantissimo, e la mancata qualificazione della Nazionale dai mondiali di Russia 2018 ne è la certificazione (a meno che non ci sia qualcuno che dia la colpa alla classe arbitrale).

È inutile, ed anche un po’ patetico, da parte dei nostri dirigenti (e giocatori) cercare di distogliere l’attenzione dal problema e nascondersi dietro l’alibi degli errori arbitrali per giustificare delle eliminazioni inevitabili e meritate. Il Milan a Londra subisce contro un rigore ridicolo in una fase cruciale del match, ma solo un tifoso accecato dal tifo potrebbe dire che nei 180 minuti l’Arsenal non abbia meritato di qualificarsi al turno successivo. La lezione di calcio impartitaci nella gara di andata, soprattutto dovuta ad un netto divario di esperienza e di attitudine a gare del genere, rende insignificante l’influenza della topica arbitrale sull’esito del confronto. Così come è pretestuosa ed inutile la polemica dei dirigenti della Roma al termine del doppio confronto contro il Liverpool. A parte i primi 10 minuti della gara di andata mai e poi mai è stata in discussione la qualificazione alla finale e la superiorità dei Reds; la squadra di Di Francesco ha segnato quasi tutti i suoi gol nelle fasi di rilassamento degli uomini di Klopp, a risultato ampiamente acquisito. Non avrebbe avuto nessuna influenza sull’esito della qualificazione neanche l’assegnazione del calcio di rigore per quell’evidente fallo di mano commesso sul 2-2 dal difensore inglese. Chi lo pensa mente a se stesso. La verità è che il Liverpool gioca ad una velocità e ad un ritmo impossibile da sostenere per quasi tutte (forse tutte) le squadre del nostro campionato. Anche il City ne sa qualcosa e ne ha fatto le spese nel turno precedente, nonostante abbia subito un palese torto sull’1-0 della gara di ritorno. Ma non è stato necessario invocare il VAR per ammettere, invece, che il Liverpool aveva meritato la qualificazione. Anche la Juventus sbaglia a ridurre tutto l’esito della sfida al Real al rigore al minuto 93. Innanzitutto perché il rigore esiste e si può dare (contatto netto e danno procurato indubbio), ma poi anche ci fosse stato il Var non avrebbe potuto in nessun modo far cambiare la decisione del direttore di gara. Quindi è risultato stonato sia il fatto che fosse la Juve ad invocare e caldeggiare l’uso del Var (visto che in Italia hanno sempre dato la sensazione di doverne sopportare l’esistenza), sia il fatto che Andrea Agnelli si ergesse a paladino difensore delle squadre italiane (Milan compreso) quando in Italia da anni non esiste un solo club che non abbia avuto da recriminare sui favori di cui i bianconeri beneficiano da sempre.

Morale della favola: va bene introdurre il Var anche in Europa per aiutare gli arbitri a non commettere errori e perché ormai è una strada da cui non si può tornare indietro. Ma smettiamo di coprirci di ridicolo pensando che la differenza tra il calcio italiano ed il resto d’Europa sia da attribuire agli errori delle giacchette nere. Anche perché, se introducessero la tecnologia già a partire dalla prossima stagione, poi rimarremmo delusi nel constatare che a vincere i trofei internazionali sarebbero ancora le squadre degli altri paesi e non le nostre.

 

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