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La nascita del Grande Milan

 

Quel primo scudetto diede il via all'epopea dell'era Berlusconi

 

«Non voglio vedere neanche una bandiera rossonera». L'editto di Diego Armando Maradona, pubblicato nelle ore febbrili che scandirono la sfida scudetto col Milan di Silvio Berlusconi datata 1 maggio 1988, a Napoli, stadio colmo come un uovo, un caldo soffocante, fu rispettato quasi alla lettera.
Di bandiere rossonere, in effetti, se ne contarono poche, concentrate in un minuscolo spicchio del San Paolo colorato di rossonero. Furono invece il gioco spettacolare e asfissiante condito con i gol di Virdis e Van Basten ad ammutolire quel Napoli finito sulle gambe e il suo profeta argentino che pure provò a ribellarsi con la punizione-gioiello di fine primo tempo. Al termine della contesa, incassata la sconfitta che decretò il sorpasso in classifica del Milan, il pubblico napoletano regalò ai rivali solo applausi.

«Ha vinto oggi la squadra più brava, non la più forte» la chiosa leale di Arrigo intervistato a caldo, sul prato napoletano, da un magrissimo e scanzonato Gianpiero Galeazzi. Silvio Berlusconi, il presidente, per sfuggire alla tensione dell'evento, si trasferì con la famiglia a Saint Moritz riuscendo con una delle sue diavolerie a ottenere dalla televisione svizzera la diretta con Napoli registrata dalla Rai. Sul divano di casa, mentre soffriva per la mirabile punizione di Maradona o esultava per la terribile capocciata di Virdis, Silvio aveva in braccio Eleonora, la secondogenita avuta da Veronica Lario: al terzo gol di Van Basten, propiziato dallo strappo animalesco di Gullit, lanciò la bambina in aria come un tappo di champagne.

Giusto trent'anni fa cominciò così la magica cavalcata del club rossonero destinato a conquistare lo scudetto, passaggio obbligato prima di conoscere i trionfi in giro per l'Europa e nel mondo. Seguirono due coppe dei Campioni consecutive e altrettante Coppe Intercontinentali alzate in Giappone così da rendere magica realtà la profezia di alcuni mesi prima, nel castello di Pomerio («dovremo diventare la squadra più titolata al mondo»). Per ricordare quella domenica, inizio di un altro mondo, i migliori anni della nostra vita secondo la versione nostalgica dei tifosi milanisti, Adriano Galliani, oggi senatore di Forza Italia, ieri amministratore delegato del club, martedì mattina si è svegliato di primo mattino. Ha recuperato dal suo archivio personale il filmato integrale della Domenica sportiva dell'epoca con interviste a Umberto Agnelli e Maradona, Gullit e Vinicio e le ha spedite via whatsapp a tutti gli esponenti di quel Milan e ad Arrigo Sacchi. «Ho mandato a tutti voi che avete giocato e vinto il video di allora per ricordare il primo grande trionfo del grande Milan» la didascalia finita anche ad Arcore e a qualche cronista testimone dell'evento. Applausi.

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