diritti tv

 

Il pubblico viene prima della contemporaneità

 

Giocare le partite in contemporanea non risolverebbe i veleni; meglio riservarla solo alle ultime due giornate

 

 

Da tempo si discute in ordine alla necessità di garantire la contemporaneità di orario nelle ultime giornate di campionato, quantomeno fra squadra con medesimi obiettivi di classifica.I sostenitori di questa evenienza assurgono tale circostanza come fondamentale ai fini di garantire la regolarità del campionato. Personalmente non ho mai avuto una posizione così talebana e moralista sul tema. Il mio approccio non ha mai visto nella non contemporaneità un disvalore o un problema reale. Credo che la contemporaneità possa essere una esigenza da preservare nelle ultime due giornate di campionato per una questione relativa alle necessità di trasparenza. Non credo invece che, per tutto il campionato, la contemporaneità debba essere garantita fra squadre che giocano obiettivi simili.

Dico questo essenzialmente per due ragioni: in primis perchè non è possibile predeterminare con certezza quale squadra lotterà o meno per un obiettivo.In secondo luogo, perchè bisognerebbe determinare una soglia numerica al di sotto o al di sopra della quale si è in corsa o meno per un obiettivo.Tutto ciò porterebbe delle difficoltà e delle inevitabili contestazioni che, in Italia, non possono mai mancare in relazione ad argomenti in cui porre un confine è sempre capzioso. Molto meglio pertanto continuare sulla strada della non contemporaneità delle partite, anche in rispetto del pubblico che paga un abbonamento televisivo ed ha diritto a poter vedere quante più gare possibili.

Una eccezione, al limite, potrebbe essere riservata alle ultime due giornate di campionato, ma solo come ipotesi residuale e non come necessità stringente.I veleni e i sospetti, anche con la contemporaneità, non finirebbero. Molto meglio quindi privilegiare lo spettacolo e la possibilità più ampia di accesso alle partite da parte degli spettatori televisivi.

 

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