Mirabelli si o no? Una terza soluzione figlia del buonsenso
L'attuale responsabile dell'area tecnica deve essere affiancato da un direttore generale di esperienza
Sono del parere che la composizione societaria del management di un club sia fondamentale e addirittura più importante dei calciatori. E', nei fatti, il prius logico da cui tutto parte. Senza una società efficiente e che funzioni in maniera corretta, un allenatore va in difficoltà e la squadra non reagisce perchè non si sente tutelata. Lo dice la storia del calcio e, in tempi moderni, l'Inter di Moratti pre Calciopoli dimostra come non basti la generosità economica per fare una grande squadra. Servono anche competenza, conoscenza ed un'organizzazione capillare del club. Date come consolidate queste premesse, vengo al punto. La società del Milan non è, a mio avviso, ben strutturata. Siamo passati da una società come l'ultimo Milan berlusconiano in cui il meccanismo si era inceppato a causa della guerra fra i due A.D., ad un club in cui c'è un amministratore delegato che, per bocca sua, nulla sa di questioni attinenti al campo ed al mercato. L'area tecnica è quindi in mano totale a Massimiliano Mirabelli che, in carriera, l'incarico di RAT (responsabile area tecnica) mai lo aveva rivestito prima d'ora. Le esperienz precedenti di Mirabelli erano infatti relative allo scouting. Aveva fatto con ottimi risultati il DS nelle serie minori ed era stato DS al Sunderland per qualche mese, in una esperienza non troppo positiva. L'incarico di RAT però non lo aveva mai svolto.
Ciò era ben noto anche a Marco Fassone che, non a caso, dopo averlo scelto, aveva ben pensato di trovare anche una terza figura che svolgesse il compito di direttore tecnico all'interno del Milan. Il rifiuto di Paolo Maldini è dell'ottobre del 2016. Da quel momento, si è presa la decisione di accentrare tutta la parte sportiva nelle mani di un unico personaggio. Fassone infatti fa l'amministratore delegato nello stesso modo in cui ha svolto tale ruolo Antonio Giraudo nella Juventus 1994-2006. Ha competenze gestionali e commerciali. Non entra nella parte sportiva. In sostanza Mirabelli è nella stessa situazione in cui si è trovato Galliani dal 2014 in poi (dopo cioè l'abbandono di Braida). Fa tutto lui senza l'ausilio di nessuno. Emblematico come, all'epoca, praticamente tutti quanti contestassimo questa posizione di Galliani. Non avendo cambiato opinione rispetto ad allora, continuo a credere che la parte sportiva non debba essere affidata ad un unico soggetto all'interno di un club, a meno che questi non sia in grado di unire le competenze esterne (mercato) con quelle interne (gestione dei giocatori durante l'anno). Moggi, ad esempio, aveva queste qualità essendosi formato alla corte di Allodi ed avendo avuto esperienze in quel di Roma, Napoli e Torino (sponda granata) prima di approdare alla corte degli Agnelli.
Non essendoci, a mio parere, un Moggi libero da contrattualizzare, conveniva scindere la parte sportiva nominando un direttore generale con esperienza (non so quanto fosse opportuna la scelta di Maldini) ed un direttore sportivo emergente (poteva andar bene anche Mirabelli). Ciò avrebbe permesso una miglior ripartizione delle competenze in seno al club ed una sintesi che oggi non c'è in quanto l'intera parte sportiva è affidata ad un personaggio che non ha il peso, le spalle e l'esperienza per gestirla. Lo schema Marotta/Paratici, da molti impropriamente evocato, non è un corretto termine di paragone. Marotta infatti è un uomo di campo che si è formato sul campo. Ha fatto la gavetta ed è cresciuto nel corso degli ultimi 30 anni passando da team manager a direttore sportivo, fino a diventare direttore generale e poi amministratore delegato. Non fa solo il contabile, ma si occupa fattivamente dell'amministrazione della parte sportiva della Juventus avendo competenze che Fassone non ha. In tal modo, Paratici può concentrarsi esclusivamente sul ruolo di DS.
Questa problematica ha inciso molto anche sulla campagna acquisti. Secondo me si poteva spendere meno e meglio se ci fosse stato un direttore tecnico capace di riprendere Mirabelli quando è andato a spendere oltre 60 milioni di euro sui cartellini di Calhanoglu e Silva. Se il fine era quello di giocare col 433 infatti, questi due giocatori non avevano e non hanno ruolo in organico. Il primo perchè è un trequartista, il secondo perchè aveva reso in Portogallo con una punta fisica vicina (il Porto giocava un 4-1-3-2). Questi per me sono gli errori di questa stagione che vanno sanati. A dicembre mi permisi di dire che prendendo un direttore generale di esperienza, la situazione poteva comunque sistemarsi. Continuo a pensarla così e spero che alla fine anche il Milan opti per una scelta migliorativa, atta a completare la squadra dirigenziale senza ripartire nuovamente da zero.