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Berlusconeide capitolo 12° (II)

 

L'arrivo di Allegri e lo scudetto di Ibra (seconda parte)

 

Qualcuno inizia subito ad avanzare dubbi sull'effettiva capacità di Allegri di gestire un gruppo di giocatori importanti, di nome e di un certo peso mediatico.
Il principale tema tecnico è legato alla posizione in campo di Ronaldinho, su cui si incentra molto della conferenza stampa di Berlusconi nel giorno della presentazione di Allegri.
Tuttavia c'è anche un altro aspetto da tenere in considerazione.
Quel Milan infatti è una buona squadra, è reduce da due campionati sopra i 70 punti, gioca anche bene a pallone, ma ha difficoltà a gestirsi in quei due mesi di calo fisico (inevitabile), in cui puntualmente perde i punti che deve perdere.
Manca il giocatore che si prende la squadra sulle spalle e che tecnicamente e fisicamente ti porta quei punti scremati da qualsiasi contesto.

La campagna acquisti all'inizio è molto magra, limitandosi all'arrivo di un difensore greco dal nome impronunciabile (Papastatophoulos) e del portiere Amelia.
I tifosi brulicano e non basta l'arrivo del ghanese Boateng a calmare un malcontento che continua ad essere diffuso.
Galliani però non è fermo. Sta lavorando ad una trattativa che preferisce tenere ben nascosta ma che, se portata a termine, può cambiare le gerarchie del campionato.
Sì perchè l'Inter intanto ha perso Mourinho e, dopo il triplete, sembra aver perso qualcosa sul piano delle motivazioni. Ma al Milan un quid manca per raggiungere quel livello, anzi in questo caso quel nome lì può davvero cambiare tutto.

Zlatan Ibrahimovic non è un giocatore, è probabilmente la reincarnazione di un guerriero, un cannibale di scudetti, uno dei giocatori mentalmente più forti e vincenti della storia del calcio.
In più è il giocatore capace di rendere pulita la stragrande maggioranza delle palle sporche, di rendere giocabile qualsiasi palla che gli altri centravanti, mediamente, si limitano a spizzare o a prolungare. E questo, sul campo, fa tutta la differenza del mondo.
Galliani si tiene da mesi aggiornato sulla sua situazione a Barcellona; sa che il giocatore è in rotta con Guardiola, sa che che quel mondo quasi catechizzato e perfetto di Barcellona mal gli si cuce addosso. E sa anche che Ibra in Italia tornerebbe volentieri. Il Milan d'altronde gli piace.
Nell'estate del 2007 Ancelotti, in una conferenza stampa successiva alla vittoria di Atene, aveva fatto qualche battuta su un insospettabile che ambiva a vestire i colori rossoneri. Quell'insospettabile era proprio Ibra, che all'epoca però giocava nell'Inter.
Moratti non avrebbe mai acconsentito alla cessione al Milan anche se Ibra quell'estate qualche segnale lo mandò.
Tre anni dopo i tempi erano maturi perchè il Barca non aspettava altro se non l'occasione per disfarsi dell'invadente svedese. Si ma... il prezzo? Come si fa col prezzo? Il Barcellona l'ha pagato 69 milioni di
euro l'estate prima e rischia una minusvalenza clamorosa. Galliani quell'estate compie uno di quei miracoli che solo lui sa fare. Prende Ibra con una formula fantasiosa (un prestito gratuito per il primo anno che conviene al Milan, ma soprattutto riduce l'impatto della minusvalenza sul bilancio del Barcellona) e lo paga soltanto 24 milioni di euro.

Il 28 agosto 2010 Ibra è ufficialmente un giocatore del Milan e, da quel momento, cambia la storia rossonera per i due anni successivi.
Il 31 agosto arriva anche Robinho, mentre lasciano Milanello il bravo Huntelaar e lo scontento Borriello.

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