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Berlusconeide capitolo 12° (I)

 

L'arrivo di Allegri e lo scudetto di Ibra (prima parte)

 

La contestazione di metà maggio aveva scalfito e non poco l'umore di Silvio Berlusconi.
Il presidente, alle soglie dei 25 anni di regno rossonero, trovava inspiegabile la contestazione e la frattura creatasi con la tifoseria. "Ma come, dopo tanti anni e tanti soldi spesi per il Milan questi sono i ringraziamenti? Questa è la riconoscenza dei tifosi milanisti?".
L'animo dell'uomo era alquanto in tumulto, mentre all'orizzonte si prefigurava un'estate complicata. Leonardo aveva salutato tutti perchè l'incompatibilità umana fra la sua figura e quella di Berlusconi aveva raggiunto picchi assoluti.

Per circa un mese il Milan non ebbe ufficialmente un allenatore.
La prima idea, per sostituire Leonardo, fu quella di Van Basten. Il cigno di Utrecht, una delle icone massime dell'epopea berlusconiana, era il candidato ideale secondo il Presidente. Tuttavia il rifiuto di Marco fu gentile, signorile, ma anche pesante. Il Milan probabilmente non se lo aspettava.
E ora? Nei giorni più tumultuosi dell'ultima decade di maggio, mentre l'Inter si apprestava a vincere la terza coppa dei Campioni della sua storia, il cerchio si stringe attorno a 4 nomi.
Billy Costacurta, Filippo Galli, Giovanni Stroppa e Massimiliano Allegri. Galli, in quel momento, è il responsabile del settore giovanile del Milan, mentre Stroppa è l'allenatore della Primavera in carica. Le loro candidature vengono esaminate ma non prendono mai davvero quota. Sono uomini della società, la fiducia è assoluta ma ci sono dei dubbi.
E' forse una questione di "physique du role", forse di carisma, forse anche di presenza scenica, aspetti abbondantemente pesati e tenuti in conto in quel di Arcore.
Diventa, è il caso di dirlo, una vera a propria corsa a 2, anche se mediaticamente poco viene portato alla luce.
Racconterà qualche settimana dopo Federico Buffa, dagli studi di Sky, che Billy Costacurta, suo grande amico, per qualche giorno si sentì l'allenatore del Milan in pectore. Parlava e ragionava come tale.

Nella notte fra mercoledì 19 e giovedì 20 maggio però cambia qualcosa. Non si sa bene cosa, ma la società muta orientamento. Si dice che Galliani avrebbe avuto un confronto diretto coi giocatori più rappresentativi e che gli sia stato espresso il gradimento del gruppo storico verso una soluzione tecnica slegata dalla storia milanista.
In soldoni, la regola aurea del "Milan ai milanisti", che durava da quasi un decennio, doveva trovare un'eccezione.
Allegri passa così davanti a tutti. Riceve l'investitura dopo una cena ad Arcore anche se, formalmente, diventa allenatore del Milan soltanto un mese dopo, in quanto Cellino fa un pò di bizze per liberarlo contrattualmente.

L'allenatore originario di Livorno, esonerato in primavera dal Cagliari, ma autore di due ottime stagioni sulla panchina sarda, si ritrova così allenatore del Milan dopo soltanto due stagioni da allenatore in Serie A.

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