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Un fumetto supera veti e censure

Sconfitti gli intolleranti

 

Se un fumetto sulle foibe fa paura, neanche si trattasse del Mein Kampf, vuol dire che siamo fermi alla fine della seconda guerra mondiale.
Almeno a Padova, dove è stato messo all'indice il libro illustrato dedicato a «Norma Cossetto, storia di un'italiana» infoibata dai partigiani di Tito, medaglia d'oro al valor civile.

I nipotini di Stalin dei centri sociali, l'università e l'amministrazione comunale si sono dati da fare per bloccare la presentazione del fumetto sventolando lo spauracchio, inesistente, del «pericolo fascista». Alla fine la linea del Piave antifascista è stata travolta dal buonsenso e dal rispetto ad una giovane istriana, che aveva studiato a Padova e ha subito il martirio delle foibe come migliaia di italiani. Al Consiglio regionale del Veneto è stato illustrato il fumetto conteso grazie all'assessore Elena Donazzan, che non si è mai lasciata intimorire. E alla sala Fornace Carotta di Padova, il Comune ha concesso il via libera all'agognata presentazione, dopo averla inizialmente negata.

Il problema era la firma di un insieme di allegati per garantire il pedigree «democratico» dell'evento. Il primo richiamo da sottoscrivere è la dichiarazione universale dei diritti umani compresa la libertà di espressione violata proprio con la censura padovana alla presentazione di «Foiba rossa» in una sede universitaria. I nipotini di Stalin dei centri sociali erano scesi in piazza additando i relatori, compreso chi vi scrive, come pericolosi uomini neri con tanto di manifesti da ricercati «vivi o morti». L'università aveva subito calato le brache infoibando moralmente, per la seconda volta, la sua ex studentessa Norma Cossetto, che venne onorata subito dopo la guerra da un rettore comunista con la laurea alla memoria. I nipotini di Stalin sono riusciti a confermare che Padova è l'ultima enclave dove sopravvive un clima da anni di piombo.

La giovane consigliera comunale di Forza Italia, Eleonora Mosco, non si è data per vinta e ha presentato la domanda di presentazione in una sala comunale. L'amministrazione del sindaco di centrosinistra, Sergio Giordani, ostaggio dei centri sociali, ha risposto niet spiegando che «per l'iniziativa richiesta non ritiene di concedere la sala a titolo istituzionale». Un altro oltraggio alla memoria della povera Norma e delle vittime delle foibe, che nel ricordo sono tutelate proprio istituzionalmente da una legge dello stato.

Allora ci ha provato l'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, una delle associazioni più rappresentative degli esuli, che ha voluto il fumetto della discordia. Il presidente nazionale Renzo Codarin ha finalmente ottenuto l'assenso del Comune firmando l'attestazione di patente democratica. Non solo la dichiarazione dei diritti dell'uomo, ma pure specifici articoli della Costituzione, la legge Mancino sulla ricostituzione del partito fascista, eccetera. Tutte norme che a qualcuno possono pure non piacere, ma vanno rispettate in quanto leggi dello Stato senza bisogno di sottoscriverle ogni volta. Gli unici ad aver violato le libertà fondamentali, in questo caso d'espressione, sono i nipotini di Stalin di Padova temuti e riveriti da università e maggioranza comunale, che volevano censurare la tragica storia di Norma.

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