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Berlusconeide capitolo 11° (IV)

 

2013/2014, un'annata per vecchi cuori (quarta parte)

 

Arriva Seedorf, che brucia Inzaghi negli exit pool di Arcore e si presenta come l’uomo nuovo, benedetto dal Presidente e pronto a riportare al Milan quello spirito dei grandi vecchi da troppo tempo mancante.
L’inizio è confortante. Il Milan, pur eliminato in Coppa Italia, fa 7 punti nelle prime 3 partite di campionato della nuova gestione.
Seedorf infatti ha cambiato modo di giocare: si gioca ora col centrocampo a due, Montolivo più uno fra Muntari e De Jong, tre fantasisti dietro Balotelli punta unica.
Questo modulo non piace a Berlusconi ma intriga la gente.

Arrivano le prime sconfitte ma il Milan piace. Contro la Juventus a San Siro e nell’andata di Champions contro l’Atletico il Milan domina, gioca bene, va vicino al gol più volte. Però perde. E forse in quelle due sconfitte c’è la bussola di una stagione che, stavolta, non ne voleva proprio sapere di girare.
Che strano il destino. Ti dà tanto a volte, altre invece ti punisce, rimarca con l’evidenziatore gli errori che hai fatto.
Il Milan viene eliminato dall’Atletico nella partita di ritorno e da quel momento inizia un imbuto ambivalente dal quale, per sapere come andrà a finire, bisogna aspettare la fine della storia.

Col Parma, quattro giorni dopo, il Milan perde, perde male, viene contestato e forse, sottolineato a caratteri cubitali, nella gestione di quel post partita si iniziano a formare tante crepe.
Seguono sei risultati utili consecutivi (5 vittorie e un pari) ma è successo qualcosa, non si sa bene cosa, che però va oltre il campo.
Clarence Seedorf, l’uomo voluto a tutti i costi da Silvio Berlusconi, non è più saldo. La sua conferma per la stagione successiva appare in pericolo, la sua posizione è in bilico, viene discusso come se il Milan fosse alle soglie del baratro.
Alcune cose sono inspiegabili, forse fanno parte del bagaglio tremendo di una stagione vissuta sempre all’inferno, con l’ora d’aria giornaliera concessa per carità.
Nonostante una lunga serie di buoni risultati la permanenza di Seedorf è sempre più lontana. Problemi di spogliatoio si dirà, problemi interni, lo zoccolo duro italiano non lo ama e non condivide i suoi metodi. La tensione sale.

Il Milan perde a Roma contro la squadra di Garcia ma si riscatta nel derby grazie ad un gol di De Jong. Dopo quasi 3 anni la squadra rossonera torna a vincere una stracittadina.
Il bagliore del successo però dura poco perché a Bergamo, dopo una partita sfortunata e strana, il Milan perde all’ultimo minuto e vede così sfumare qualsiasi possibilità di disputare l’Europa League.
Chi scrive non ritiene che un anno senza coppe sia una catastrofe, anzi ritiene che da una stagione con le settimane libere per lavorare sul campo si possono trarre benefici ai fini di costruire. A patto però di scegliere un allenatore da ciclo e di azzeccare, sul mercato, quelle due/tre scelte determinanti per fare cambiare marcia alla squadra.

La stagione 2013-2014 si conclude quindi con un risultato deludente, il peggior piazzamento del Milan in campionato dal 1998 ad oggi, arco temporale nel quale il Milan si era sempre piazzato fra le prime 4 ad eccezione della stagione 2000-2001 (sesti) e della stagione 2007-2008 (quinti).
Una stagione amara, vissuta tra controversie societarie e scelte tecniche inspiegabili in cui i tifosi hanno generalmente avvertito una sensazione di scoramento e di distacco da un certo modo di gestire il Milan.
L’augurio, per la stagione che verrà, è che i dissidi societari abbiano finalmente trovato una composizione e che, seppur in un clima economico non radioso, si possa avviare un progetto figlio della coerenza tecnica e della stabilità in panchina.

 

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