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Un nuovo Berlusconi? Oggi non è più necessario

 

Non c'è oggi, come negli anni 80, l'esigenza assoluta di abbattere un sistema di monopolio

 

Spesso ci si è posti l'interrogativo in merito alla nuova proprietà cinese: quanto è importante che sparigli il mercato provando ad abbattere un muro monopolista dai colori velatamente bianconeri?
La domanda è complessa ma la risposta lo è molto di più. Silvio Berlusconi, nel 1986, riuscì a fare una cosa del genere, immettendo nel sistema calcio un numero impressionante di miliardi.
L'affare Donadoni fu l'emblema di questo; un giocatore praticamente promesso dall'Atalanta alla Juventus che finì a Milano strapagato a suon di miliardi.

All'epoca infatti, la squadra torinese aveva una sorta di diritto di prima scelta sui migliori giovani talenti emergenti dal settore giovanile di tutti i club medi di Serie A.
La famiglia Agnelli esercitava tale diritto con estrema attenzione, ma stando particolarmente attenta a non strapagare mai i giocatori, in pieno spirito conservatore sabaudo.
Berlusconi, per sconfiggere questo monopolio e portare il calcio dalla sua dimensione antica a quella contemporanea, dovette agire tramite una serie di acquisti miliardari, capaci di rompere vincoli vecchi ma tremendamente solidi.

Riproporre oggi una situazione di questo tipo, a mio avviso, non è possibile perchè quel tipo di mondo presente negli anni 80 non c'è più ed il monopolio juventino sul mercato italiano non ha lo stesso peso che aveva negli anni 80.

Il mercato si è infatti aperto e globalizzato, in quanto non esiste più soltanto il mercato italiano. Oggi le squadre possono essere composte integralmente da stranieri, mentre invece all'epoca non si poteva andare oltre i 3 stranieri per organico, con risultato che il mercato italiano costituiva la fonte principale di giocatori per i club.
Pensare quindi che la nuova proprietà cinese del Milan, o qualcun altro, possa o debba porsi in una ottica simile a quella nella quale si pose Berlusconi negli anni 80, è un'idea abbastanza sbiadita, esagerata e fuori tempo.

I nuovi proprietari del Milan devono semmai concentrarsi molto sull'allestimento di una squadra più forte nella prossima stagione, lavorando bene sulle qualità dell'attuale organico e sulle sue evidenti smagliature.

Il mercato aperto e la possibilità di andare a prendere i giocatori anche sul mercato estero, pongono oggi i club di fronte ad un sistema decisamente più libero e meno sottoposto a vincoli rispetto al sistema che si trovò davanti Silvio Berlusconi nel 1986. La sua opera fu mirabile e decisiva per la crescita del calcio italiano ma rimane confinata in quel preciso periodo storico.

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