Berlusconeide capitolo 11° (III)
2013/2014, un'annata per vecchi cuori (terza parte)
Il rientro di De Jong, certamente positivo per temperamento e personalità, ha tolto alla squadra qualità in fase di uscita della palla, portando maggiore lentezza e prevedibilità nella manovra, di fatto vincolando Montolivo al ruolo di mezzala, dove l'ex viola si esprime con valore, ma senza avere il passo efficace del giocatore di
corsa.
La squadra raramente riesce ad attaccare la palla alta, perché ha perso Flamini e l'unico elemento in grado di farlo per caratteristiche, Muntari, è spesso incostante nel suo rendimento.
Per Balotelli poi, fu molto facile, a gennaio 2013, inserirsi subito in una squadra con tanti giocatori che andavano senza palla.
Mario vede il gioco come pochi e la qualità degli assist durante la gara, esalta indiscutibilmente il suo livello umorale ed emotivo, ne amplifica la sicurezza e ne copre certe smagliature psicosomatiche e di continuitàtecnica, ad oggi un pò troppo evidenti.
Balotelli è stato così penalizzato da una squadra con meno giocatori che andavano senza palla e con troppi elementi che invece la palla preferivano riceverla sui piedi.
Questo portava Mario Balotelli a ricevere spesso spalle alla porta, a dover quasi sempre tentare la giocata,all'obbligo non certo positivo di dover fare salire la squadra, antipatico per lui che è prima punta di manovra e non di sacrificio.
Il tutto amplificato dalla presenza di esterni difensivi dotati di buona corsa come Abate e Constant, ma incapaci di aggredire la linea difensiva avversaria in situazioni di possesso statico, con un movimento finalizzato a ricevere sulla corsa.
L’unico esterno che ha queste qualità è Mattia De Sciglio, ma il giovane ex primavera ha avuto una annata condizionata da troppi infortuni.
La realtà era che la rosa del Milan aveva una quantità inconfessabile ed eccessiva di talento offensivo dalla metà campo in avanti (Balotelli, Kakà, Robinho, El Shaarawy, Poli, Niang, Saponara, l’acquisto di gennaio (Honda) ma Allegri e le sue vedute sul calcio (profondamente legate all'equilibrio) mal si conciliavano con una squadra che andava allenata con uno spirito diverso, ancora prima che con una tattica diversa.
Allegri era però un allenatore normale, che crede in un calcio di equilibrio e profondamente perimetrale, che lavora sempre su un sistema di gioco e difficilmente se ne discosta, perché teme di perdere quelle certezze tattiche che la casa madre gli offre.
E' un conservativo, non ha tratti innovativi, è un tecnico gattopardesco nel suo modo di proporsi. Credenell' equilibrio come mantra assoluto e tende sempre a preferire il giocatore di corsa al giocatore tecnico.
Imporre quest'allenatore a questa squadra è un errore principalmente di concetto. Un errore non certo recente, ma che risale addirittura a fine maggio del 2013, quando una decisione già presa fu trasformata in unripensamento che ha forse cambiato la storia di una stagione.
Si arriva così fra un boccone amaro e l’altro a Sassuolo Milan e Allegri viene sollevato dall’incarico diallenatore della prima squadra, travolto dai 4 gol di Berardi.