La scomparsa di Mondonico

Allenatore serio, persona vera: espressione di un calcio che sta sbiadendo

Se ne è andato Emiliano Mondonico. Lo ha fatto in silenzio, come nel suo stile, garbato ed educato, raramente sopra le righe. E' stato un allenatore che ha caratterizzato in maniera fattiva quella parte storica del mondo del pallone in cui il calcio passava dalla sua parte antica a quella contemporanea. In tanti, ancora oggi, ricordano la sua prima Cremonese che, ad inizio anni 80, stupì tutti con una promozione inaspettata in Serie A. Con gli anni, il Mondo si affermò come allenatore di valore, cogliendo risultati importanti soprattutto sulle panchine del Torino, dell'Atalanta e della sua Fiorentina, la squadra per la quale non ha mai nascosto una certa simpatia. E' stato avversario fiero e valoroso del Milan di Arrigo Sacchi e fu capace di andare a vincere in casa di quel Milan nella stagione 1988-89, l'anno in cui poi la squadra rossonera avrebbe vinto la Coppa dei Campioni in quel di Barcellona.

Mondonico è sempre stato un antisacchiano. Lui prediligeva il gioco all'italiana e non negava di ritenere un po' eccessivi i dogmi sacchiani. Con gli anni ha poi un po' ammorbidito le sue posizione ma sempre rimanendo coerente con la sua visione del calcio. Con lui se ne va uno di quegli allenatori capaci di umanizzare il calcio, di rendere laboratorio fattivo le province, di anteporre sempre l'uomo al giocatore. E' stato grande protagonista della storia della Serie A. Ancora oggi la Coppa Italia vinta dal Torino con lui in panchina rimane l'ultimo trofeo nella bacheca granata, una squadra che caratterizzò in maniera totale la sua carriera, riassunta spesso con quella sedia alzata nella finale del 1992 contro l'Ajax in cui il Toro aveva subito un torto clamoroso. Mancherà a tanti, perchè il suo garbo e la sua simpatica educazione erano marchi di fabbrica di un calcio che, col tempo, sentiamo sempre più artefatto. Lui era uno vero, forse troppo per tempi così plastificati.

Buon viaggio Mondo!