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Berlusconeide capitolo 11° (I)

 

2013/2014, un'annata per vecchi cuori (prima parte)

 

Provate a chiudere gli occhi solo per qualche istante ed immaginate di trovarvi al luna park con la prospettiva di fare per la prima volta un giro sulle montagne russe. Assaporate la sensazione di sbandamento e di confusione che vi attraversa per quei lunghissimi 3 minuti ed immaginate di poterla provare più volte in tutta la serata.
Adesso potete aprire gli occhi e, consapevoli di quel tipo di sensazione, avrete in testa molto bene quella che è stata la stagione del Milan. Un giro infinito sulle montagne russe, scosse fortissime a cui non eravamo abituati.
Mai, in oltre 25 anni di era Berlusconi, il Milan aveva avuto una divisione societaria aperta e permanente come quella che si è avuta nella stagione 2013-2014.
Il tifoso si è sentito un po’ orfano. Il Milan del Mulino Bianco non esiste più almeno dall’estate del 2009. Ma quell’estate, momento clou sul piano emotivo perché anche la grandezza del Milan aveva avuto un prezzo, aveva comunque lasciato al tifoso milanista la sensazione di avere una società forte.
Quest’anno, stagione 2013-2014, è stato il primo anno in cui la società milanista non è stata coesa, compatta, unita, forte.
E questo ha scavato inevitabilmente un solco.

Partiamo da principio. Il mercato è sempre un momento particolarmente complesso. Esiste ciò che pensi di poter fare e ciò che, nella realtà, poi riesci effettivamente a fare. Non sempre ciò che hai programmato si verifica.
Il Milan aveva deciso che avrebbe fatto mercato coi soldi di El Shaarawy, Robinho e Boateng. Venduti questi 3 giocatori ci si sarebbe trovati in mano un signor tesoretto da spendere con raziocinio, ma decisamente pesante in un momento come questo dove tutti si autofinanziano.
L'idea iniziale era quella di ricavare 38-40 milioni dal cartellino di El Shaarawy, 1 2-1 5 da Boateng e 7-8 milioni da Robinho.
Nella peggiore delle ipotesi ci si sarebbe trovati in mano oltre 50 milioni, di cui una decina da destinare a Tevez come sostituto di El Shaarawy, una quindicina da mettere su Strootman ed altri 10 da riservare all'acquisto di un difensore centrale di buon livello.
C'era poi Ljajjc, bloccato in anticipo, che con una cifra sotto i 10 milioni poteva arrivare a Milanello.
Il resto del tesoretto lo si sarebbe messo da parte in attesa di un'occasione che il mercato di metà-fine agosto, inevitabilmente avrebbe presentato.
Le idee insomma erano chiare ma qualcosa si è inceppata e nulla di quanto preventivato ha trovato realizzazione.
I sondaggi fatti fino a maggio per Boateng da alcune squadre non si sono mai concretizzati in un'offerta scritta, mentre Robinho e il Santos non hanno trovato l'accordo economico, nemmeno quando il Milan ha fatto scendere a 6 il costo del cartellino del giocatore.
Ma, soprattutto, l'offerta per El Shaarawy si è materializzata nella sua effettiva portata, senza però riscuotere il gradimento del giocatore che non ha mai preso davvero in considerazione l'idea di lasciare Milanello.
E così, un mercato che avrebbe potuto essere scoppiettante (solo coi 40 milioni di El Shaarawy il Milan si sarebbe pagato Ljajjc, Tevez e Strootman), è rimasto un mercato in fieri.
Ci si è limitati a spendere quei 1 5 milioni che si avevano a disposizione (riscatto di Zapata, comproprietà di Saponara, comproprietà di Poli, Vergara), riuscendo a ricavare del cash solo dalla cessione in compartecipazione di Salomon (1 ,7).

stallo del mercato nasce così, stante un'impossibilità di operare in entrata senza vendere, attesa la presenza di un monteingaggi in diminuzione ma ancora nettamente al di sopra rispetto ai programmi societari.
Finisce agosto ed il preliminare superato in Europa League porta con sé tre novità. Arrivano Matri e Kakà, parte invece con destinazione tedesca Kevin Prince Boateng.
Il ritorno del figliol prodigo per qualche giorno riunisce la gran parte del tifo milanista attorno agli altari della fede, ma quella che è appena iniziata è una stagione destinata ad incartarsi.
Vero è che quando una società vive una guerra intestina con Barbara Berlusconi vogliosa di scavalcare Galliani e prendere lo scettro, la squadra inevitabilmente ne risente.
E’ tuttavia altrettanto vero che il nostro allenatore, trovatosi una squadra diversa rispetto all’anno passato, ha fatto una scelta tattica decisamente condizionante per il Milan.

continua...

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