berlusconeide

 

Berlusconeide capitolo XI (II)

 

Calciopoli (seconda parte)

 

Viene montato su un processo farsa. Sarebbe meglio dire un non-processo.
I motivi sono essenzialmente tre:
1 ) sono state introdotte captazioni, la cui legittimità (nel procedimento madre dinanzi alla Procura di Napoli) nessuno ha vagliato;
2) non si sono ammessi testimoni, con provvedimento assai originale anche in sede sportiva e con grave vulnus al diritto di difesa; inoltre non sono stati ammessi documenti e non è stata ammessa la possibilità di ascoltare le intercettazioni dal vivo. Le difese hanno potuto solo argomentare senza portare delle prove. Il diritto di difesa cioè ha subito uno stralcio imbarazzante.
3) le richieste di pena hanno aperto il dibattimento. Ovvero il Procuratore ha anticipato le conclusioni: dinanzi ad un tribunale ordinario ciò, oltreché inammissibile, avrebbe fatto immediatamente scattare lo strumento della legittima suspicione (legittimo sospetto).
Ma il processo farsa è andato avanti, e dopo le sentenze definitive il Milan si trovava costretto a scontare 38 punti di penalizzazione, di cui 30 nel campionato passato e 8 in quello 2006-2007 che stava per iniziare.
Una pena non commisurata al fatto, se si considera che il Milan era stato condannato per responsabilità oggettiva, il cui precedente più gravoso aveva previsto la condanna a 3 punti di penalizzazione.
Scandaloso ancor di più se paragonato alle sentenze su Fiorentina e Lazio, punite rispettivamente con 49 e 41 punti di penalizzazione, pur essendo state condannate per responsabilità diretta dei loro vertici massimi: Diego Della Valle e Claudio Lotito.
Ma vecchia regola vuole, che l’assassino torni sempre sul luogo del delitto ed il 27 di ottobre, in sede di arbitrato, ecco l’ultimo ma forse più ignobile scempio.

Sconti per tutti, tranne che per il Milan.
Motivazione?
Il Milan ha già avuto la Champions.
Come se fosse un reato e non un merito aver fatto 88 punti in campionato, che nonostante la penalizzazione consentivano ai rossoneri l’accesso alla Coppa, seppur dalla porta secondaria.
Sconti per tutti ovviamente e rivolgimento della gradualità delle condanne con la Lazio che finiva per avere la pena più contenuta.
Uno scempio giuridico insomma di proporzioni assurde che veniva confermato dagli sconti sulle inibizioni, date a tutti i dirigenti coinvolti, eccetto che a Galliani.
In particolare al Signor Diego Della Valle, amico del Ministro della Giustizia dell’epoca, Clemente Mastella, che ha visto derubricato il suo reato, gravissimo, in un’infrazione veniale, comportamento sleale, al pari di Adriano Galliani, il quale però non ha mai intrattenuto colloqui con il vicepresidente federale Mazzini, per garantirsi il salvacondotto per i risultati sul campo.
Ma il teatro dell’assurdo non aveva ancora calato definitivamente il suo sipario.

Il giorno dopo le sentenze dell’Arbitrato, il giornalista Franco Ordine pubblica un articolo nel quale denuncia apertamente che ci sarebbero state delle pressioni di natura politica per non fare alcuno sconto al Milan.
Ordine fa nomi e cognomi.
Il Ministro dello Sport Giovanna Meandri e il Presidente del Coni Gianni Petrucci.
Nessuna querela è a tutt’oggi giunta ad Ordine da parte degli interessati.
Nessuna secca smentita c’è stata da parte del Coni.

Questo è stato Calciopoli per il Milan e i suoi tifosi in quell’estate maledetta del 2006.
Il fato poi, certamente più nobile e signorile della giustizia sportiva, aveva già deciso che chi tanto aveva indebitamente subito, sarebbe poi stato risarcito con la gioia più grande.
... ma questo i tifosi del Milan, ancora non potevano saperlo.

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