Berlusconi - Li

 

La sagra della fantasia

 

L'infinita lotta fra scettici e dogmatici sulla cessione del Milan dalla Fininvest a Yonghong Li 

 

 

Il verbo credere è spesso abusato nella tradizione popolare e nell'uso improprio che spesso se ne fa, sia a livello sociale, sia a livello religioso.
Questo verbo si ricollega in maniera abbastanza netta alle due tradizioni filosofiche più antiche del mondo: lo scetticismo ed il dogmatismo.
Chi crede ciecamente in qualcosa o in qualcuno ha un approccio alla realtà di natura dogmatica; viceversa chi dubita della realtà e ragiona esclusivamente sui fatti ha un approccio scettico.
Questa dissertazione di natura filosofica è necessaria oltrechè propredeutica per spiegare in poche righe quello che sta avvenendo al Milan da alcuni mesi a questa parte.

C'è una certa parte della stampa e dei media che cavalca l'opinione secondo cui dietro la cessione del Milan da parte della Fininvest alla Rossoneri Sport di Mister Li ci sia qualcosa di poco chiaro, di torbido, quand'anche di illecito.
Nelll'ultimo anno si sono susseguiti articoli e ricostruzioni quasi drammatici, abili a dipingere la situazione finanziaria del Milan come precaria o, addirittura, irrimediabilmente compromessa.
Le opinioni, com'è giusto che sia, devono sempre avere diritto di cittadinanza. Anche le più strampalate e le più fantasiose. Tuttavia quando chi scrive o chi parla pretende di instillare per forza dei dubbi nella testa di chi legge o ascolta, passa immediatamente dal campo dello scetticismo a quello del dogmatismo.

La domanda è quindi spontanea ed automatica: la cessione del Milan è finanziariamente sospetta?
I fatti dicono di no. E per fatti vanno intesi gli advisor finanziari e legali che hanno sovrastrutturato l'intera operazione, il fondo Elliott che ha concesso un prestito di oltre 300 milioni di euro a Yonghong Li e la FIGC che nulla ha avuto da eccepire in merito ai requisiti di onorabilità presentati dal nuovo proprietario del Milan.
Gli scettici ragionano su questi fatti. I dogmatici invece avanzano dubbi sulla base delle congetture, di ipotesi senza riscontro, di qualche preconcetto politicamente colorato.
Ultima, in ordine di tempo, la giornalista Milena Gabanelli che ha ben pensato di regalare un articolo sul Corriere della Sera infarcito di una sequela di condizionali con formule dubitative.
Siamo insomma alla sagra della fantasia.

Nessuno di noi però è disposto, dogmaticamente, a giurare sulla propria casa che la vendita del Milan sia stata perfetta. Semplicemente, da buoni e convinti scettici, ci permettiamo di far notare che chi volesse convincerci del contrario deve essere in grado di dimostrare, fatti alla mano, che ci sia stata un'opera di corruzione internazionale di altissimo livello.
Tramite questo accordo fra geni del male interplanetari, alcuni advisor finanziari e legali di altissimo livello hanno fornito garanzie per un presunto signor nessuno. A questo signore poi, un fondo come Elliott ha benpensato di prestare a fondo perduto oltre 300 milioni perchè corrotto da una sorta di Grande Fratello che, a sua volta, avrebbe altresì aggiustato la posizione di Li per farlo arrivare magicamente lindo e cristallino dinanzi ai vertici della Federazione.
Se siete in grado di dimostrare che esiste questo Grande Fratello internazionale siete i benvenuti. Il tempo per imparare e conoscere nuove cose non è mai abbastanza. Ci vogliono i fatti però. Altrimenti si rimane alla sagra della fantasia, la stessa che faceva vedere ad un giornalista un'indagine sulla cessione del Milan che, ai fatti, non esisteva e non esiste.

La credibilità, in ambito giornalistico, continua ad essere una illustre sconosciuta. In nome della libertà di stampa si può scrivere e dire di tutto. I dogmi in fondo son duri a morire. Si nutrono di quei parassiti chiamati pregiudizi che sono altamente nutritivi. Noi, nel nostro piccolo, preferiamo rimanere ai fatti e continuare con orgoglio ad essere scettici.

 

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