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I conti dei Paperoni

 

Italiani ricchi in Svizzera

 

Sono appena dieci, ma la loro ricchezza è solo di poco inferiore ai ricavi aggregati di Telecom e Intesa Sanpaolo.
In tutto, circa 35 miliardi di euro. Che meglio sarebbe convertire in 40 miliardi di franchi svizzeri: è infatti nella Confederazione che gli italiani ricchi, ricchissimi, praticamente miliardari, pagano le tasse su redditi e patrimoni. Neanche a dirlo, con indubbio vantaggio: se il fisco italiano assomiglia sempre più a Dracula alla presidenza dell'Avis, quello rosso-crociato è delicato come un piumino. Con i Creso del terzo millennio, poi, è particolarmente carezzevole: più sei ricco, e più ti stirano i tappeti rossi. Se il segreto bancario, in passato inviolabile tempio pagano, ha subìto duri colpi, con l'Erario dei Cantoni siamo ancora ai vecchi tempi: quelli delle aliquote a bassa quota; delle dichiarazioni fiscali rapide e indolori; delle agevolazioni; degli accordi preventivi per non incappare in accertamenti; Insomma: un paradiso. Fiscale.

Non c'è dunque da stupirsi se chi può si domicilia nel versante giusto delle Alpi. Per poi finire nell'elenco dei 300 paperoni elvetici stilato ogni anno dal magazine francofono Bilan (che scandaglia i patrimoni a Ginevra e dintorni) e da quello di lingua tedesca Bilanz, attivo sulle piazze di Zurigo e Berna. Più che una semplice lista, è un bilancio atto a studiare se nell'anno preso in esame il saldo-miliardari nella Confederazione è stato attivo. Nel 2017 lo è stato: avanzo di due rispetto al 2016. Bravi: onore e casse sono salvi.

Un surplus che conferma l'attrazione esercitata dalla Svizzera e a cui non sfuggono gli italiani. A cominciare dalla famiglia Bertarelli, una vita spesa nel settore farmaceutico (la vendita di Serono le fruttò 16 miliardi di franchi svizzeri), al settimo posto assoluto della graduatoria con una ricchezza fra i 13 e i 14 miliardi di franchi svizzeri, dunque in aumento rispetto ai 10-12 di cinque anni prima. Una bella iniezione di rassodante per patrimoni. Ma l'ultimo quinquennio è stato propizio soprattutto per la famiglia Aponte, proprietaria di Msc Crociere, che ha visto il proprio patrimonio crescere dell'80% fino a oscillare tra i 9 e i 10 miliardi. Msc va a gonfie vele anche se a Ginevra, dove ha la sede, non c'è il mare. In terza posizione la famiglia Perfetti, quella della «gomma del ponte» che tanto piace a chi la mastica e anche ai dentisti: 6-7 miliardi di ricchezza, un incremento del 20% dai 4-5 del 2012. A scendere, gli Zegna (abbigliamento e tessuti di lusso) con una fortuna stimata in 2-3 miliardi (stabile rispetto al 2016), e la famiglia Agnelli de Pahlen (1,5-2 miliardi). Ovvero, la figlia dell'Avvocato, Margherita, da una ventina d'anni tornata in Svizzera. Sesto e settimo posto occupati invece rispettivamente dai Malacalza, la cui ricchezza di 1,5-2 miliardi non risulta danneggiata dai guai di Carige (di cui sono soci al 18%), e la famiglia Bonomi (1-1,5 miliardi), la cui principale fonte di reddito è il fondo Investindustrial. Chiudono la top ten la famiglia Fossati (1-1,5 miliardi), Pier Luigi Loro Piana (1-1,5 miliardi) e Giuseppe Zocco (1,2 miliardi), re del venture capital.

Basta così? Non ancora. Ci sono i milionari. Come l'ad di Fca Sergio Marchionne (600-700 milioni, +200% in cinque anni), che ha preferito cambiar aria (fiscale) da Walchwil a Schindellegi pur di mantenere la tassazione forfettaria. Poteva poi mancare l'Ingegnere, con tanto di passaporto elvetico? Carlo De Benedetti ha una ricchezza stimata tra i 500 e i 600 milioni, oltre il 30% in meno rispetto al 2012, quando aveva le redini del gruppo poi lasciate ai figli.

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