I passi per il ritorno al vertice
Cosa deve succedere per poter tornare tra i grandi club d’Europa in termini di fatturato?
Hanno fatto molto rumore gli esiti della classifica annuale dei fatturati dei club europei stilata dalla società di consulenza e revisione Deloitte. Ricordiamo che i dati erano riferiti ai bilanci dell’esercito 2016/2017. Abbiamo già avuto modo di mettere in evidenza come il dato del fatturato del Milan (di 191,7 milioni di euro) sia poco attendibile, non fosse altro che per il fatto che un bilancio 2016/2017 per la società rossonera non esiste (a seguito del cambio di esercizio sociale nel passaggio da Fininvest a Rossoneri Sport). Ma al di là di questo, è innegabile che il fatturato del club rossonero negli ultimi anni sia calato sensibilmente. Il bilancio al 31/12/2016 presenta, infatti, un fatturato di circa 236 milioni, vale a dire quasi cento milioni in meno rispetto a quello dell’anno 2008/2009 (ricavi per 328 milioni). Un calo dovuto a diversi fattori, primo fra tutti i mancati introiti della partecipazione alla Champions League (ultima apparizione nel 2014). Ma visti i tempi che corrono, e visto che tra qualche mese ci sarà da presentarsi all’Uefa per concordare il famigerato Settlemen Agreemen, cosa deve succedere per poter tornare tra i grandi club d’Europa in termini di fatturato? È possibile in presenza del Fair Play Finanziario colmare il gap che si è creato in questi anni?
Effettivamente le strade per farlo ci sono, ma bisognerà coniugare le competenze gestionali con i risultati sportivi. Sotto l’aspetto sportivo bisognerà essere in grado di assicurare al club la partecipazione pressoché fissa alla Champions League, competizione che tra premi, diritti televisivi, sponsorizzazioni ed incassi da stadio garantisce entrate che nessun’altra competizione può minimamente avvicinare. Il ranking italiano in questo senso ci favorisce, dal momento che il nostro paese ha diritto a quattro posti, ma questo significa anche che il Milan deve essere in grado di costruire una squadra di vertice in grado di arrivare costantemente sul podio (o comunque quarti). Tra le armi più importanti, però, ci sarà la capacità del Milan di aumentare i ricavi commerciali del mercato cinese ed orientale in genere. Obiettivo primario della nuova proprietà è sicuramente quello di sfruttare il prestigio del brand di cui gode il Milan in Oriente, che dovrebbe anche favorire la sottoscrizione di numerosi ed importanti contratti di sponsorizzazione con importanti marchi asiatici. Tutte attività che nelle intenzioni della proprietà dovrebbero essere poi propedeutiche alla quotazione in Borsa del Milan sul mercato di Hong Kong.
E poi? Cercare di sfruttare proprio ciò che il FPF prevede. Ricordiamo, infatti, che non concorrono ad aumentare i costi a bilancio del club gli investimenti fatti a favore del settore giovanile e per la costruzione degli impianti di proprietà come ad esempio lo stadio. Proprio a questo proposito, spesso l’Ad Fassone ha sottolineato che quello dello stadio è un argomento importantissimo per lo sviluppo futuro del club. Così come importantissimi saranno gli investimenti fatti sul settore giovanile: sfornare giocatori per la prima squadra o che siano in grado, comunque, di giocare a livelli di serie A può avere la sua incidenza sul bilancio in termini di plusvalenze. Insomma, i mezzi ci sono, tuttavia si tratta di un processo che richiede degli anni prima di potersi realizzare. I risultati della squadra e l’attività di Milan China sono i mezzi più veloci da sfruttare, per il resto ci vorrà sicuramente più tempo, ed i cui esiti dipenderanno molto dai mezzi a disposizione del club e dalla competenza dei suoi dirigenti. Intanto per il 2018 si prevede di portare i ricavi a circa 263 milioni di euro, primo passo di un percorso che ci deve riportare stabilmente tra i club che fatturano oltre i 300 milioni. Il prestigio del marchio lo richiede.