Il "pompierone" svedese
Una storia nata quasi per caso
Secondo la leggenda, la storia “italiana” e rossonera di uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi è nata quasi per caso.
E’ il 1948 ed a Londra vanno in scena i Giochi Olimpici. La medaglia d’oro, nel calcio, viene conquistata dalla Svezia, ma durante quel torneo succede qualcos’altro.
La nazionale olimpica italiana affronta e perde per 5-3 contro la Danimarca. Uno dei cinque gol subiti dal portiere azzurro Cesari fu realizzato dall’attaccante danese Ploeger.
Il Milan lo mette nel mirino ed invia il suo segretario Gianotti a Parigi per trovare l’accordo con il suo legale.
Accordo raggiunto, al punto che Ploeger, il suo legale e Gianotti si mettono in treno per raggiungere Milano per formalizzare il tutto.
Ma quando il convoglio giunge a Domodossola, su quel treno salgono John Hansen, nazionale danese della Juventus, ed il segretario della società bianconera ragionier Artino.
La società juventina dice di aver già opzionato Ploeger, di fatto “rapisce” il giocatore e lascia con un palmo di naso il club rossonero.
Siamo, praticamente, di fronte ad un incidente diplomatico bello e buono, ma a ricomporre il tutto ci pensa l’Avvocato Gianni Agnelli.
Da qualche tempo la Juventus ha sotto controllo un attaccante svedese molto interessante, e l’Avvocato offre al Milan la possibilità di acquistarlo mettendo anche a disposizione la filiale Fiat di Stoccolma.
Il giocatore si chiama GUNNAR NORDHAL!
Il ragazzone si era già messo in mostra, a livello internazionale, alle già citate Olimpiadi del ’48, dove insieme a due suoi fratelli e ad altri giocatori che avremmo imparato a conoscere in seguito (Liedholm e Gren su tutti) aveva conquistato la medaglia d’oro.
Come tutti i calciatori svedesi, Nordhal era un dilettante che prestava servizio nel corpo dei vigili del fuoco svedese, e fu per questo che al suo arrivo a Milano fu soprannominato il “Pompierone”.
A proposito del suo arrivo a Milano, nel Gennaio 1949, sembra che ad attenderlo fossero presenti oltre duemila persone il cui entusiasmo danneggiò la stazione mandandone in frantumi diverse vetrate.
Gunnar sembrava un po’ spaesato, ma l’eco delle sue gesta aveva preceduto il suo arrivo in Italia: oltre all’alloro olimpico (fu anche capocannoniere del torneo), in Svezia aveva già vinto 4 campionati ed aveva conquistato per 3 volte il titolo di capocannoniere, riportando un bilancio totale di 149 reti in 172 partite.
Fu così che cominciò l’avventura milanista di quello che può essere considerato il più grande attaccante del campionato italiano di tutti i tempi.
Nordhal, infatti, detiene il record per il maggior numero di reti segnate in una stagione nel campionato di serie A a 20 squadre (35 reti nel campionato 1949/50); inoltre Nordhal, oltre ai cinque titoli di capocannoniere, è ancora il secondo marcatore di sempre della serie A italiana dietro a Silvio Piola, ma tra i 64 calciatori che finora hanno raggiunto quota cento è quello con la media gol a partita più alta: 0,773 frutto di 225 gol in 291 partite disputate!
Del reso, che il “Bisonte” (altro soprannome per il suo fisico) avesse una certa confidenza col gol lo si capì fin da subito: il giorno dopo il suo arrivo in Italia, il 17/01/1949, debuttò all’Arena contro la Pro Patria segnando subito un gol.
In quello scorcio di stagione tenne subito una media-monstre, segnando 16 gol in 15 partite di campionato.
Alla fine di quella stagione Nordhal si reca nella sede del Milan per parlare con il presidente Umberto Trabattoni e col Direttore Sportivo Toni Busini.
Lo svedese disse che in Svezia c’erano due suoi amici, Liedholm e Gren, che “giocavano molto bene” e che bisognava acquistarli.
Nacque così il mitico GRE-NO-LI, il trio che in sole quattro stagioni contribuì a riportare il Milan ai massimi livelli nel campionato italiano (tornando alla conquista dello scudetto dopo 44 anni di attesa) ed in Europa (due volte la Coppa Latina).
La stagione successiva (1949/50) sarà quella del record assoluto di reti. Il bisonte metterà a segno la bellezza di 35 gol in 37 partite: record assoluto ancora imbattuto.
Il Milan non vincerà lo scudetto, ma l’attaccante svedese incanterà tutti con le sue prodezze.
La sua caratteristica principale era la potenza fisica unita ad una velocità incredibile: un “bisonte” che quando partiva palla al piede non era marcabile dai suoi avversari, e dopo averli trascinati aggrappati ai suoi pantaloncini si presentava davanti al portiere avversario fulminandoli con il suo tiro potente e preciso.
A tutto questo, tuttavia, aggiungeva una correttezza straordinaria; una volta un avversario nel tentativo di fermarlo in tutti i modi si fece male, e lui lanciato verso la porta avversaria si fermò per accertarsi che non si fosse fatto male e per soccorrerlo.
Il duello in quella stagione sarà contro la Juventus allenata da Vittorio Pozzo. Alla fine la spunterà la squadra bianconera, ma nella gara di Torino si materializzerà una delle imprese più belle della nostra storia: il Milan vincerà al Comunale per 7 a 1 e Nordhal sarà l’autentico mattatore mettendo a segno un poker di gol.
Riviviamo la cronaca di quella partita così come la riporta il sito www.storiedicalcio.it.
“….il 5 febbraio 1950, giorno di pioggia e di fango, i rossoneri scendono allo stadio torinese. La squadra bianconera, però, appare un po’ stanca e viene deciso un “ritiro” disintossicante al sole della Riviera, a Rapallo.
È carnevale, l’aria tiepida propizia il buonumore e l’allegria; il Milan, che la domenica successiva arriverà a Torino sperando di ridurre ulteriormente i tre punti di distacco, avrà pane per i suoi denti. La squadra si rilassa e si riposa, ma quando il sabato sera rientra a Torino rabbrividisce di colpo: la città è avvolta da neve e gelo, un impatto durissimo che sarà decisivo.
La Juventus si presenta con: Viola; Bertuccelli, Manente; Mari, Piccinini, Parola; Muccinelli, Martino, Boniperti, John Hansen, Praest. Il Milan presenta Buffon; Belloni, Foglia; Annovazzi, Tognon, Bonomi; Burini, Gren, Nordahl, Liedholm, Candiani.
La squadra rossonera è comporta da giocatori abbastanza normali, se non fosse per quel trio centrale d’attacco, il famoso “ Gre-No-Li” rimasti nella memoria e nelle cronache come una impressionante macchina da goals. Comunque i favori sono per i bianconeri che giocano in casa ed i cinquantamila spettatori presenti giurano, per i nove decimi, sulla vittoria dei bianconeri.
Sono passati solo tredici minuti (conterà anche la scaramanzia, in questa folle partita...) ed Hansen realizza su passaggio di Praest, dopo una galoppata solitaria. È evidentemente il principio della fine, si dicono i nove decimi di cui sopra. Hanno ragione, ma non immaginano che la fine riguarda la sorte della Juventus, non quella del Milan.
Al 15’ pareggia Nordahl su calcio d’angolo, al 23’ segna il “professore” Gren, i tifosi non credono ai loro occhi; il Milan straripa, è come un’alluvione inarrestabile, al 24’ segna Liedholm, al 25’ ancora il “pompiere” Nordahl. E fa quattro a uno. Incredibile !!!. Il tifo juventino è annichilito, si vedono solo bandiere rossonere.
Qualche giocatore bianconero perde la testa ed è il solitamente calmissimo e sportivissimo Parola che al 41’ rifila un calcione a Nordahl, reo di qualche scorrettezza di troppo; il buon Carletto viene espulso.
Per la Juventus, rimasta in dieci, è notte fonda ed il secondo tempo è un interminabile calvario; l’incontro si trascina senza storia, in un silenzio glaciale, non fosse per altre tre reti milaniste, che portano il totale a sette: gli autori sono Nordahl, Burini e Candiani. La “tragedia” sportiva si è consumata fino in fondo,
Commenta Vittorio Pozzo: «Nessuna meraviglia che il numero uno della classifica venga battuto dal numero due, ma è il modo quello che conta. La Juventus si è fatta male cadendo.”
Lo scudetto, attesissimo, arriverà nella stagione successiva (1950/51) dopo un lungo duello contro l’Inter (sopravanzata di un solo punto).
Sarà il primo dei due scudetti che Gunnar Nordhal conquisterà in Italia col Milan (l’altro sarà quello della stagione 1954/55), ai quali aggiungerà due Coppe Latina e ben cinque volte il titolo di capocannoniere.
Chiuderà l’avventura rossonera nell’estate del 1956 dopo aver messo a segno in totale 221 gol (di cui 210 in campionato) in 268 gare.
Prima di abbandonare il calcio avrà una breve parentesi nella Roma, dove resterà per due stagioni per un totale di 34 partite e 15 gol.
Alla conclusione della sua carriera agonistica torna in Svezia, anche se il 15 settembre del 1991 passa a miglior vita ad Alghero dove si trovava per turismo con un gruppo di amici svedesi.
Anche se stiamo parlando di un campione che ha indossato la nostra maglia in un’epoca lontanissima, Nordhal ha il merito di essere ancora molto attuale: ogni attaccante che indossa e che indosserà la nostra gloriosa maglia e che spera di diventare il giocatore più prolifico della nostra storia, guardando lassù, in cima alla lista, ci troverà stampato il nome del “Pompierone” Gunnar Nordhal… e forse, viste le cifre ed i tempi, quel nome in cima a quella lista ci resterà per sempre!