Mirabelli

 

Mirabelli ed il rilancio italiano: due riflessioni

 

La proposta del DAT rossonero è utile ma c'è bisogno di tempo

 

 

"Il calcio italiano si deve inventare qualcosa se vogliamo che non riaccada ciò che è appena successo con la Nazionale. Un’idea potrebbe essere: nessun limite agli extracomunitari, rose da 25 e obbligo di 6 italiani in campo. In questo modo tutti i club dovrebbero guardare con più attenzione al settore giovanile, a partire dalle categorie inferiori, e i soldi girerebbero all’interno del nostro movimento. Un circolo virtuoso". Parole e musica di Massimiliano Mirabelli su quella che sarebbe la sua ricetta per il rilancio del calcio italiano. Lo spunto della discussione in questi giorni è stato dato dal recente acquisto di Coutinho dal Barcellona per 160 milioni (il netto di quanto speso dal Milan quest’estate per comprare 11 giocatori) e che ha ancora una volta confermato il divario tra cosa possono permettersi i club degli altri campionati europei ed i nostri.

Forse la ricetta di Mirabelli è utile a rilanciare il calcio italiano e ad agevolare la ripresa della nostra Nazionale, ma indubbiamente credo che ci sarebbe bisogno di un bel pò di tempo prima di arrivare al livello dei nostri competitors europei. Comunque sia per provare a scalare le posizioni a livello continentale quello del rilancio del nostro movimento è un passaggio obbligato. Non ho mai creduto molto al discorso della presenza di troppi stranieri nella nostra serie A, ma qui bisogna allargare gli orizzonti, andando a guardare la situazione dei club anche dei campionati inferiori. Proprio ieri leggevo la notizia che negli ultimi 5 anni in Lega Pro sono falliti circa 30 club, e ben 72 sono invece i club che sono stati penalizzati in classifica per mancata ottemperanza delle scadenze (economiche e fiscali). Altra cosa è la netta differenza economica per un club tra il militare in serie A o in serie B. Questi numeri effettivamente possono essere migliorati aumentando il numero dei giocatori italiani che ogni club è costretto a schierare in campo (Mirabelli dice 6 in serie A), perché avrebbe una ricaduta a cascata su tutti i campionati delle categorie inferiori, e sui settori giovanili. Ancora meglio sarebbe se il tutto fosse accompagnato da una riforma dei campionati che riduca il numero complessivo dei club, dalla serie A alla Lega Pro (o serie C). Molto d’accordo mi trova, invece, la liberalizzazione del numero degli extracomunitari, a maggior ragione se viene imposto un numero nell’utilizzo dei giocatori italiani in campo.

Il calcio italiano è ridotto ai minimi termini, per risultati dei club, per risultati della Nazionale (disastrosi i mondiali del 2010 e 2014 e addirittura mancata qualificazione ai prossimi) ed in generale per lo scarso appeal che il nostro campionato esercita all’estero. È chiaro che, quindi, ogni proposta per risollevare il movimento sia la benvenuta. La speranza è che la prossima elezione del presidente della FIGC stavolta porti con sè qualcosa di diverso; abbiamo bisogno di competenza, di gente che abbia veramente la voglia di mettere in pratica progetti che contribuiscano al rilancio del calcio italiano. Stavolta non possiamo sbagliare, pena il declino irreversibile del nostro calcio.

 

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