Ok, prenderemo in giro l’Uefa anche noi
Il no al Voluntary Agreement era nell'aria e non comporta nessuna preoccupazione
Alla fine è arrivato anche per vie ufficiali il no dell’Uefa alla richiesta di Voluntary Agreement. La notizia era nell’aria da diversi giorni, ed era stata indirettamente confermata dall’AD rossonero Marco Fassone che aveva parlato di richieste impossibili da accontentare. Nel comunicato odierno sono state di fatto svelate tali richieste, e cioè il mancato rifinanziamento del debito (con Elliott) con scadenza ottobre 2018 e le mancate garanzie finanziarie degli azionisti di maggioranza. Tradotto, l’Uefa avrebbe voluto che Fassone avesse portato a termine il rifinanziamento del debito con un anno di anticipo, e la proprietà avrebbe dovuto prestare una sorta di fideiussione bancaria a copertura delle perdite dei prossimi anni (in pratica, immobilizzare una cifra per circa 200 milioni di euro). Francamente una richiesta che poche aziende al mondo avrebbero potuto soddisfare. In Europa forse solo Manchester City e PSG l’avrebbero potuto fare, due società peraltro già sottoposte al patteggiamento col Settlement Agreement ma che hanno in comune una linea di condotta incontrovertibile, e cioè il fatto che loro del FPF se ne sbattono le balle, trovando il sistema per acquistare Neymar per 225 milioni o addirittura sottoscrivere dei contratti di sponsorizzazione monstre per aggirare tutte le norme.
L’Uefa si riserva di monitorare l’operato del Milan per i primi mesi del prossimo anno, e poi sicuramente a primavera darà vita al cosiddetto Settlement Agreement, una sorta di patteggiamento che prevederà delle multe, delle sanzioni e dei paletti per costringere la società a rientrare nei parametri del FPF, in pratica lo stesso percorso che stanno compiendo già da due anni Inter e Roma (coi giallorossi capaci anche di mancare ad oggi il break-even del SA). Possibili richieste anche il calo del monte ingaggi e qualche restrizione in sede di mercato e di presentazione delle liste Uefa per la partecipazione alle competizioni europee. Insomma niente di drammatico. Il VA era una possibilità e ce la siamo giocata, ma la sua non accettazione non deve far pensare a chissà quale apocalittico scenario. Il FPF è una cosa priva di senso già di per sè, lo diventa ancora di più se si pensa che con un po’ di maquillage finanziario si prende in giro l’Uefa alla luce del sole come se nulla fosse. Come? Basta chiudere entro il 30 giugno una serie di cessioni con valutazioni ipergonfiate e realizzando plusvalenze che ti permettono di stare dentro ai conti. Ad esempio, vi ricordate la storia estiva dell’Inter? Mesi a sentire che entro il 30 giugno avrebbe dovuto vendere Perisic per mettere a posto i conti, ed invece cosa hanno fatto? È bastato vendere Caprari a 13, Banega a 9, ma soprattutto Dimarco (al Sion) a 4, Miangue (al Cagliari) a 3,5 ed Eguelfi (all’Atalanta) per 1,5. Totale 31 milioni, Uefa presa per i fondelli e tanti saluti a tutti.