terza pagina

 

Diversi dagli altri? NO!

 

Paolo Maldini, un autentico sfregio

 

lazloIl 21 maggio del 1972 un geologo australiano, di origini ungheresi di 34 anni di età, eludendo la sorveglianza vaticana, riuscì a colpire con un martello il capolavoro michelangiolesco per quindici volte in un tempo interminabile di quindici minuti, al grido I am Jesus Christ, risen from the dead! (“Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!”), prima che fosse afferrato e reso inoffensivo.
Riconosciuto infermo di mente, fu tenuto in un manicomio italiano per un anno e poi rispedito in Australia, dove se ne persero le tracce.
La Pietà subì dei danni molto seri, ma per fortuna non irreparabili: i colpi di martello avevano gravemente danneggiato la Vergine.
Il restauro fu eseguito alla perfezione nei laboratori vaticani sotto la direzione di Deoclecio Redig de Campos e il capolavoro, protetto da una parete di cristallo invulnerabile, continua ad essere ammirato dai visitatori di tutto il mondo che si recano nella Basilica di San Pietro.

Questa storia vi ricorda qualcosa? Certo che ricorda qualcosa.
addioMa in che modo la storia della Pietà di Michelangelo è accostabile a quella della contestazione subita da Paolo Maldini nel giorno del suo addio al pubblico dello stadio che è stato suo per 25 anni?
Nessuno, o quasi, conosce il nome del folle sfregiatore (a proposito, si chiamava Laszlo Toth!), ma tutti sanno che una delle più grandi opere che l’arte occidentale abbia mai prodotto ha subito uno sfregio indimenticabile.
Nel caso di San Siro, nessuno conosce e mai conoscerà l’identità di alcuni folli che hanno esposto due farneticanti striscioni di contestazione (tanto loro si nascondono dietro al “generale e fantomatico” branco che si identifica col nome generico di Curva), ma tutti ricorderanno per sempre che nel giorno più atteso del saluto ad un autentico monumento della storia del Milan e del calcio mondiale in genere è stato commesso un autentico delitto di lesa maestà. UN AUTENTICO SFREGIO!

Non prendiamo neanche in considerazioni le penose dichiarazioni giustificative rilasciate dai presunti “capi” (…ma capi di che poi!) di quella curva sui motivi che li hanno spinti a compiere quel gesto (semmai ci sarebbe da chiedersi perché ci siano trasmissioni televisive e giornalisti che danno spazio a dichiarazioni prive di senso da soggetti che fanno fatica a mettere insieme due frasi di senso compiuto).
Non esiste, e non può esistere, nessun motivo per cui quella contestazione avesse luogo lì, in quel giorno ed in quel luogo ed in quella circostanza.
Quello era il giorno della festa, del ringraziamento, della commozione per il saluto ad un grande campione e ad un grande uomo!
Un esempio per tutti, un calciatore trasversale che aveva messo tutti d’accordo, di qualsiasi colore e di qualsiasi bandiera fossero: mai un fischio, mai un coro contro dalla tifoserie avversarie, ma sempre un rispetto enorme nei suoi confronti.
Questo premio, rarissimo nel mondo del calcio, se l’è guadagnato attraverso un comportamento leale ed esemplare sul campi di calcio e fuori, attraverso dichiarazioni sempre composte che non hanno mai superato la misura, attraverso un rispetto totale nei confronti di tutti i suoi colleghi avversari, di tutti i suoi compagni, di tutti i suoi allenatori… insomma di tutti!
Per più di dieci anni ci ha rappresentati da Capitano in giro per i campi di tutto il mondo, per più di dieci anni ci siamo sentiti “rassicurati” dall’imponente e splendida figura del nostro eroe, per circa 25 anni ci siamo sentiti “al riparo” da possibili incursioni degli attaccanti avversari.
Se la nostra vita fosse dipesa da una “grande giocata difensiva”, l’avremmo sicuramente affidata a lui!

Ed allora, quando è arrivata l’ora che nessuno pensava sarebbe mai arrivata, quella dell’ammaina bandiera, ci siamo preparati di tutto punto per partecipare alla festa più bella.
Quella domenica a San Siro c’era il tutto esaurito per Paolo Maldini, allo stadio era incredibile vedere come tutti avessero addosso una maglia o un qualcosa che raffigurasse il nome, il volto oppure il Numero di Paolo Maldini (quel numero che sarà suo per sempre).
In altre parole, quella domenica a San Siro non c’era spazio per nient’ altro, ogni recriminazione, ogni “discussione”, ogni resa dei conti (si fa per dire, perché Paolo non ha niente da farsi perdonare da nessuno, anzi…) doveva rimanere fuori da lì!

Ed invece qualche imbecille ha deciso che era il caso di rubare la scena al festeggiato, qualcuno, che nella vita non farebbe parlare di sé per nessuna ragione, ha deciso che voleva sentirsi importante.
C’è della gente che ha trasformato l’attività di capo-ultras in un lavoro, c’è chi con quel lavoro si mantiene (e bene) e non ne fa un altro per vivere, c’è chi per quel lavoro è disposto a minacciare, a massacrare di botte tifosi della stessa fede per difendere i propri interessi “commerciali” all’interno della stessa curva, che è disposto a sparare e gambizzare chi si permette di invadere il suo territorio, c’è chi tiene “per le palle” le società consenzienti (quasi tutte) con la minaccia di procuragli dei danni che per responsabilità oggettiva potrebbero avere una entità milionaria.
C’è chi, in poche parole, con questo mestiere si è arricchito veramente, non ha mai pagato un abbonamento o un biglietto e che, nello stesso tempo, si permette di dire ad uno come Maldini che lui si è arricchito grazie a loro! Pazzesco!
C’è chi pretende di dire alla società più vincente della storia del calcio cosa fare, chi vendere e chi tenere, ma non sulla base di considerazioni tecniche o tattiche (del resto sarebbe difficile farlo con il cervello completamente annebbiato dal fumo e dall’alcool) bensì sulla base di “simpatie” guadagnate da qualcuno che per comportamento (e spesso per convenienza) e non per quello che fa in campo è diventato “UNO DI LORO”.
Per non parlare dei patetici slogan che animano questi esagitati soggetti: Rispetto per avere Rispetto! Ma chi? Ma dove? Ma cosa avete fatto voi per avere il rispetto incondizionato e gratuito di uno come Paolo Maldini? Cosa avete fatto per pensare che la restante parte dello stadio, che paga e non è animato da nessuno spirito belluino, merita meno rispetto di voi? Cosa vi fa pensare di poter andare in televisione e dire “noi tifosi vogliamo”? “Noi tifosi” chi? Ma chi vi conosce? Nessuno vi autorizza a parlare a nome dei tifosi perché noi tifosi (quelli nella vera accezione del termine) non abbiamo nessuna intenzione di farci rappresentare da nessuno. Siete riusciti in un’impresa memorabile.
Anche se in ognuna di quelle circostanze il gesto fu compiuto da quattro imbecilli, da allora i tifosi dell’Inter sono quelli che buttano giù uno scooter dagli spalti, quelli che tirano i petardi al portiere avversario per frustrazione, quelli che si fanno mandare a cagare dal loro giocatore più forte (mercenarissimo) senza fiatare e perdonandogli tutto.
Noi no, noi milanisti siamo diversi. Ed invece che succede: che adesso i tifosi milanisti, per quattro imbecilli, sono diventati “quelli irriconoscenti che sono capaci di contestare anche uno come Maldini. Roba da matti”.
Siete riusciti a coinvolgerci in una delle figure di merda più colossali della storia del calcio.
Ci avete costretti a “vergognarci” tutti di essere milanisti in quel momento… ed anche dopo!
Ci avete messo nella condizione di non riuscire a tributare al nostro campione più amato il saluto che si meritava, avete costretto il festeggiato ad andare via dalla sua festa sbattendo la porta.

Col passare delle ore abbiamo pian piano sbollito la rabbia ed abbiamo riacquistato un minimo di lucidità, ed abbiamo di nuovo riacquistato la forza di dire “piano, non generalizziamo, noi Tifosi a Paolo abbiamo tributato l’affetto che si meritava.
E’ stato un gruppo di fulminati che ha osato sfregiare un’opera d’arte”!
con teNoi con voi non abbiamo nulla da spartire, noi, anche per questa volta, come abbiamo fatto per venticinque anni abbiamo deciso di farci proteggere dal Nostro Capitano e gli andiamo dietro nel dire CHE SIAMO ORGOGLIOSI DI NON AVERE NULLA A CHE FARE CON VOI!!!
Tutti ci ricorderemo dello sfregio, ma col tempo… il capolavoro, protetto da una parete di cristallo invulnerabile, continua ad essere ammirato dai visitatori di tutto il mondo che si recano nella Basilica di San Pietro.

Questa puntata di Terza Pagina doveva essere dedicata a Paolo Maldini ed alla sua splendida carriera tutta rossonera, ma l’epilogo della giornata del suo addio ci ha spinti a dedicare qualche riflessione su una vicenda vergognosa che ci obbliga ad alzare il nostro urlo di dolore e di accusa e ci porta alla amara riflessione: “c’era una volta il tifo milanista, che aveva la pretesa e la convinzione di essere diversa dalle altre e che un bel giorno, e che giorno!, si accorse che era come tutte le altre”!

Non vogliamo, neanche, commettere l’errore comune di generalizzare e di generalizzare.
Quando parliamo di curva non ci riferiamo a quanti hanno l’abitudine di andare nel secondo Blu e che in queste ore si sono pubblicamente dissociati da tale comportamento.
Ognuno di noi ha una propria coscienza per sentirsi coinvolto in prima persona da quanto qui scritto.

Una presa di posizione della nostra Curva dalla quale io personalmente mi dissocio completamente. 

 

banner orizz pubb mdtube

Su questo sito usiamo i cookies, anche di terze parti. Navigandolo accetti.