Un Milan depresso
Qualche differenza rispetto a Montella in un contesto ancora rivedibile
La brutta figura rimediata dal Milan contro il Benevento è una di quelle botte che possono lasciare profonde ripercussioni sulla testa della squadra.
Vedersi pareggiata una partita in quel modo lì, con un gol di testa del portiere avversario ad un minuto dalla fine è una di quelle scene che segnano tantissimo la psicologia dei giocatori.
In settimana, Rino Gattuso dovrà essere molto bravo a lavorare sulla mentalità e sulla testa dei giocatori perchè certi colpi rimangono anche a distanza di tempo.
La partita, in sè, non è stata interpretata male dal Milan nella parte iniziale, ma è stata gestita con poca personalità e con eccessiva approssimazione. Il Milan è ancora in una fase di depressione, sotto tutti i punti di vista.
Rispetto al Milan di Montella, Gattuso non ha modificato moltissime cose, anche perchè non sarebbe stato possibile farlo in pochi giorni.
E' rimasto il tentativo di impostare l'azione da dietro, non a caso la scelta di Musacchio in luogo di Zapata andava in questa direzione.
Ciò che invece è cambiato sono le posizioni di Suso e Bonaventura che adesso giocano meno esterni e più vicini alla punta centrale.
Tale accorgimento tattico consente agli esterni di centrocampo di trasformarsi in veri e propri fluidificanti di fascia. L'azione si sviluppa meglio in ampiezza e i ritmi del gioco tendono ad alzarsi.
Permane un problema di distanze fra i reparti e la criticità di Borini esterno destro che, in fase difensiva, ha lasciato molto a desiderare sulle chiusure.
L'espulsione di Romagnoli ha inevitabilmente indirizzato in negativo il match, ed è su quel tipo di disposizione in campo che il Milan deve lavorare molto. Concedere palle scoperte in situazioni di vantaggio è una pecca che una squadra importante non deve avere.
Resta tuttavia la spiacevole sensazione di una squadra che ha dei valori non espressi a causa di una sua incompletezza di fondo, stante un reparto offensivo non ben costruito ed assortito. Il lavoro che aspetta Rino Gattuso è molto più duro di quel che può apparire.