Sacchi, la forza dell'esperienza!
Alcune riflessioni sulle dichiarazioni del "profeta di Fusignano"
"Gattuso è un ragazzo bravo, intelligente e preparato. Ma i giocatori sono quelli giusti? E la società? Nel calcio parte tutto da lì". Queste le dichiarazioni di Arrigo Sacchi su Gattuso ed il Milan apparse ieri su La Stampa, all'interno di una chiacchierata a 360 sul calcio italiano in cui, però, non poteva mancare una domanda sulla nuova situazione creatasi in casa rossonera. Non fanno certo effetto le parole di Arrigo su Gattuso, quanto quel riferimento alla società. La società è stata in grado di costruire una squadra forte e con uomini adeguati? Ma soprattutto, questa società è forte? Dubbi leciti per carità, dal momento che ci troviamo di fronte ad una proprietà nuova e per di più straniera, che ha poi demandato la gestione amministrativa, commerciale e tecnica a due dirigenti che questi ruoli nello specifico non li avevano ancora ricoperti (Fassone non era mai stato AD nelle società in cui aveva lavorato e Mirabelli è un debuttante nel ruolo di DS).
Sull'importanza (fondamentale) di avere una società forte alle spalle Arrigo Sacchi deve gran parte della sua carriera e della sua fama, poiché se oggi può essere ricordato come uno dei pochi allenatori ad aver impresso una svolta nella storia del calcio italiano deve dire grazie al presidente Berlusconi ed alla dirigenza milanista dell'epoca. E non stiamo parlando del fatto che quel presidente Berlusconi metteva a disposizione del tecnico quanto di meglio il mercato potesse offrire con degli investimenti sontuosi, ma di come quel presidente riuscì a gestire all'inizio di quello che sarebbe stato un ciclo indimenticabile il rapporto tra staff tecnico e parco giocatori. Sacchi era un tecnico ai più sconosciuto, privo di esperienze ad alto livello e senza un passato di calciatore che potesse fargli da biglietto da visita. Era un maniaco del lavoro, uno scrupoloso teorico della tattica che riteneva che la disciplina di squadra dovesse avere la precedenza sul talento dei singoli. Senza parlare, poi, del fatto che fosse anche molto permaloso. Uno sconosciuto che mette piede in uno spogliatoio di grandi giocatori e gli martella i coglioni non lasciando niente al caso ma soprattutto alla libertà del talento e della classe. L'inizio fu traumatico e con risultati deludenti, con una squadra già eliminata al secondo turno di Coppa UEFA (dall'Espanyol) ed in ritardo in campionato. I mugugni in squadra cominciavano a prendere piede, soprattutto da parte di quei giocatori che poco sopportavano quei tipi di metodi. Niente di più facile che qualche giocatore fosse già andato in sede e tirare la giacca di qualcuno per lamentarsi di quel rompicoglioni. Ma lì ci fu il capolavoro di Berlusconi. Prima della trasferta di Verona che sembrava una sorta di ultima spiaggia, il presidente si presentò negli spogliatoi di Milanello e con grande forza ribadì "Arrigo Sacchi è il vostro allenatore e continuerà ad esserlo qualsiasi cosa succeda". Tutti capirono che non stava scherzando, ma soprattutto capirono che la società aveva fatto un progetto serio ed ambizioso, che per quel progetto aveva scelto un allenatore ed era fermamente convinta che la scelta fosse quella giusta. Nessun dubbio, nessun ripensamento, una struttura tetragona che contribuì ad innalzare la credibilità di quell'allenatore e dei suoi metodi agli occhi di tutti i giocatori. Quello che successe dopo ormai è storia nota, ma vale la pena ricordare quell'episodio per far capire l'importanza che ha avere una società forte, e dei riflessi che questo comporta anche a livello di risultati e di rendimento dei giocatori.
La società è come il cervello, è quella componente da cui dipende tutto. Ha ragione Sacchi a dirlo, ed è bene che tutti ne prendano nota. E qui non stiamo certamente parlando di capitali cinesi, di chi c'è dietro a Mister Li e da dove provengano quei denari. Qui si parla di gestione della società, di capacità e competenze degli uomini che la compongono, della capacità fare le cose per bene e con efficacia. I soldi nel calcio non bastano, la capacità di gestirli e spenderli bene invece sono alla base di una società vincente.