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Ragazzo tolto alla madre

 

"È malato di playstation". Ordine di allontanamento dal nucleo familiare

 

Che la nuova generazione sia nata e cresciuta col dito puntato sul telefonino è un dato di fatto.
L'aggeggio (e tutta l'elettronica che gli gira attorno) rappresenta la preferibile realtà, un mondo parallelo alimentato a batteria. Una droga che dà dipendenza come l'eroina. E infatti la notizia che un giudice minaccia di allontanare un ragazzino dalla propria famiglia perché schiavo dei videogiochi ce l'aspettavamo. Così va il nuovo mondo. Lo choccante provvedimento non è ancora operativo, nel frattempo il ragazzo - un 14enne di Crema - ha scritto al magistrato del Tribunale dei minori di Brescia perché annulli l'ordine di allontanamento dalla famiglia. «Signor giudice, la prego, mi lasci con la mia mamma. Le prometto che faccio il bravo e non gioco più con i videogame».

La storia comincia due anni fa, quando la mamma - abbandonata da due anni dal marito con i due figli (una ragazza oggi maggiorenne e il ragazzino in questione) - chiede aiuto ai servizi sociali per riuscire a gestire meglio il figlio ipertelematico. Il ragazzo viene così indirizzato al reparto di neuropsichiatria infantile e a scuola ottiene un insegnante di sostegno. Tutto sembra filare liscio. Ma sul finire dell'anno scolastico (frequenta la terza media) comincia a far registrare troppe assenze. Con l'estate la questione sembra risolversi, tanto che i neuropsichiatri decidono di passare il ragazzo allo psicologo (passaggio in realtà mai concretizzato). Macché, col nuovo anno il giovane ricomincia a diradare le presenze in classe, sempre più risucchiato dall'amata PlayStation. La mamma avverte i servizi sociali, che però incolpano la donna di negligenza. A quel punto si rivolgono al giudice dei minori che, a sua volta, emette il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e di sistemazione del ragazzo presso una comunità. «Prima di emettere il provvedimento spiega il procuratore capo presso Tribunale dei Minori di Brescia, Emma Avezzù sono state percorse tutte le strade, senza ottenere nulla di positivo. Di lì la decisione. Il ragazzo sarà tolto alla famiglia, che però potrà regolarmente visitarlo. Se il percorso indicato sarà eseguito con regolarità, il giovane potrà far rientro a casa».

Il provvedimento è stato promulgato ai primi di ottobre e sin qui non è stato applicato, ma presto potrebbe essere applicato. La mamma, che non è riuscita a farsi ascoltare dai servizi sociali, ha interpellato il Comitato dei cittadini per i diritti umani onlus, raccontando la storia. «In questa vicenda dice Paolo Roat, rappresentante del Comitato non si tiene conto della volontà del minore, come prescrive la convenzione di New York, ratificata anche dall'Italia e noi siamo determinati ad andare anche dal magistrato per far valere le ragioni del ragazzo il quale, è bene ribadirlo, vuole restare in famiglia». E lo spavento provato dal giovane è stato molto forte, tanto che quando ha saputo che stavano per portarlo via da casa, ha consegnato la PlayStation alla mamma e ha ripreso a frequentare le lezioni. Tuttavia, resta l'ordine del giudice.

 

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