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Berlusconeide capitolo VII (II)

 

La scelta di Terim ed il rigore di Torino (seconda parte)

 

Un pari a Brescia in rimonta dopo una doppietta di Tare, fu seguito da tre vittorie con squilli di tromba. Il Milan infatti battè prima la Fiorentina per 5-2 in casa, poi l’Udinese al Friuli per 2-1 ed infine sconfisse in casa la Lazio dell’appena subentrato Alberto Zaccheroni (gli scherzi del destino) per 2-0.
Sheva e Inzaghi sembravano aver trovato subito un’ottima intesa, nonostante le malelingue estive sostenevano che fosse impossibile vederli insieme in campo.
Vi fu invece il contrattempo di Rui Costa che subito alla prima giornata si ruppe il gomito cadendo male a Brescia, rallentando così per un po’ il suo inserimento nei meccanismi di Terim.
Ma dopo le prime, positivissime, quattro giornate, iniziò una fase particolare per il Milan di Terim, molto offensivo, poco equlibrato e forse un tantino presuntuoso.

Il giorno prima di Perugia Milan, quinta giornata di campionato, il tecnico turco decise di lasciare a casa Costacurta. Nemmeno convocato, un gesto che sapeva molto di bocciatura e che l’ambiente Milan in toto non prese troppo bene.
A Perugia il Milan prese una imbarcata perdendo 3-1 . La coppia centrale Maldini Laursen era tutto tranne che bene assortita. Il danese era un ottimo giocatore se giocava a difesa schierata, ma su campo lungo mostrava tutti i suoi limiti evidenti sul piano della rapidità.
Maldini poi, storicamente, da centrale ha giocato bene solo quando ha avuto accanto un giocatore che lo guidava. Laursen invece necessitava di essere guidato.
Il pari in casa col Venezia il turno successivo non contribuì a rasserenare gli animi, tutt’altro.
Il Milan iniziava a faticare anche dal punto di vista offensivo, in quanto l’equilibrio della squadra era alquanto precario e rivedibile.
Non è un caso che in nove gare di campionato Terim utilizzerà nove formazioni diverse.

Il Milan arrivò così al derby coi nervi tesi.
Quel derby, l’unico derby con Terim allenatore del Milan, rimarrà nella storia per la enorme carica di adrenalina che seppe regalare ai tifosi rossoneri.
Il Milan si schiera con una formazione inedita nel primo tempo e va sotto 1 -0. Terim cambia, azzecca di mettere Contra per Albertini, passa alla difesa a 3 ed è la svolta: 3 gol in pochi minuti ribaltano la situazione e Cosmin Contra diventa, anche se solo per una sera, un idolo indiscusso dei milanisti.
Finisce 4-2 per il Milan, l’Inter di Cuper è annichilita e per l’imperatore turco sembra quasi essere passato il temporale.

Eppure il Milan continua a barcollare e dopo un mesto pari in casa col Bologna per zero a zero, arriva l’ostico impegno di Torino contro il Toro.
Il Milan perde, male, e verso fine partita Inzaghi calcia alto un rigore che poteva valere il pareggio. Terim saluta e arriva Carlo Ancelotti.
Quel rigore, calciato da SuperPippo non in modo perfetto, porta seco due scuole di pensiero.
Secondo la prima Inzaghi con quel rigore ha praticamente consegnato il Milan ad Ancelotti. E’ una ipotesi suggestiva, soprattutto per un giocatore come Pippo che, successivamente, sarà poi uno dei beneficiati maggiori di Carletto Ancelotti, sia come giocatore che come uomo guida.
Secondo invece un’altra scuola di pensiero, che personalmente abbraccio, Terim sarebbe saltato lo stesso anche nel caso di insperato pareggio al Delle Alpi.

Il tecnico turco comunque avrebbe pagato un rapporto umano non particolarmente idilliaco con i giocatori, scelte tecniche non sempre coerenti ed a volte decisamente avventuristiche, oltreché un modo di rapportarsi coi media non proprio ortodosso.
Il suo destino appariva segnato quasi fin da subito, forse perché per il Milan di Silvio Berlusconi l’approccio umano dell’allenatore e l’empatia assoluta con l’A.D. o col Presidente sono sempre state precondizioni fondamentali per matrimoni di lunga durata.
Di lui comunque, nei tifosi del Milan, è rimasto un bel ricordo.
Gli stessi tifosi del Milan accolsero Ancelotti con grande affetto ma con un filo di scetticismo.
L’uomo definito da tutti come un “perdente di successo” è davvero l’ideale per costruire un nuovo grande ciclo vincente?

...alla prossima con "L'arrivo di Ancelotti"

 

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