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Montella ed il Milan, storia di un rapporto mai nato davvero

 

Ed arrivò così il giorno dell'esonero

 

 

Sembrava scritto da tempo, si è consumanto nel momento probabilmente meno atteso, quando ormai si pensava che il divorzio sarebbe giunto a fine stagione. Vincenzo Montella non è più l'allenatore del Milan. Da oggi, la squadra è stata affidata a Rino Gattuso che proverà a risalire la china di una stagione controversa. Suona strano dopo il faraonico mercato estivo ma è così. Ci sono antefatti, aneddotti e particolarità che rendono questa vicenda molto complessa. L'antefatto principe risale a maggio, subito dopo la sconfitta col Cagliari nell'ultima giornata di campionato. Lì Montella avverte che qualcosa non va. Gli è stato detto che del rinnovo del contratto se ne sarebbe parlato solo a luglio. Confermato davanti ai media, bistrattato nel privato. Fino a quella conferenza social con la firma del contratto in diretta che coglie di sorpresa anche il diretto interessato. C'è un aspetto che sorprende Montella però. Fino a quel momento si era parlato di un rinnovo triennale. La durata del contratto invece è biennale. Insomma i primi pensieri strani sembrano emergere già nelle sue vacanze di giugno.

Sono le settimane del mancato rinnovo di Gigio però. L'argomento sui giornali è solo Donnarumma e Montella si sente coinvolto nel progetto Milan. Che vuoi che sia in fondo un anno in più o in meno di contratto. E così si arriva al ritiro estivo ed all'arrivo di Leonardo Bonucci. Montella insiste per averlo, la società lo accontenta. Adesso però, gli fa eco qualcuno, si può giocare anche con la difesa a 3. Lui non è convinto e va avanti per la sua strada. Da quel momento però si inceppa qualcosa. Arriva solo Kalinic perchè non c'erano più alternative. Non arriva la punta esterna e nemmeno la mezzala che Montella voleva. Vincenzo così decide di far buon viso a cattivo gioco e si lascia andare a dichiarazioni entusiaste sulla campagna acquisti. Saranno un tallone d'Achille per lui.

Vaga attraverso più moduli per poi fermarsi su una sorta di 3-4-2-1. Il rapporto con la società si incrina dopo Genova. Paga le conseguenze il suo preparatore atletico ma è evidente che qualcosa si è rotto. La fiducia non è più totale. I contatti continui, noti a Montella, fra la dirigenza e Pastorello (procuratore di Conte) sono solo una buona dose di sale su una ferita aperta. Una vecchia legge del calcio dice che quando il nocchiero di una squadra è ferito, i suoi marinai non riescano a dare il meglio. Probabilmente è così. Eppure ieri sera nulla lasciava presagire l'esonero, almeno sino a quando non è arrivata la chiamata del presidente dalla Cina. Nessuna discussione, nessun confronto, semplicemente una decisione già presa.

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