Salvate i soldati Kala&Calha
Kalinic e Calhanoglu: due delle grandi delusioni di questo Milan. Vanno salvati, per non dissipare 50 milioni...
Uno è la grande scommessa del direttore sportivo. L'altro la grande pretesa dell' ex allenatore. Entrambi sono i grandi flop fin qui della campagna estiva rossonera. 50 milioni circa spesi in totale per i due, che per ora non hanno resto per nulla.
Due gol per il turco, tre per il croato. Acciacchi ed infortuni per entrambi. Prestazioni grigie a profusione.
Ieri con il Torino è stato Kalinic ad essere l'uomo copertina in negativo. Prima il gol sbagliato nel primo tempo, poi il mancato passaggio ad Andrè Silva che lo avrebbe mandato in gol, infine un secondo tempo non all'altezza. La giornata si è conclusa con la pioggia di fischi di San Siro sul croato al momento dell'uscita, con la provocazione del numero 7 che è uscito lentamente dal campo applaudendo sarcasticamente il pubblico. Lo screzio è stato poi parzialmente ricomposto, ma urge mettere una toppa importante.
Ma tocca a Kalinic in primis farsi perdonare. Già da Benevento. San Siro ed il Milan non sono il Franchi e la Fiorentina. Qui, purtroppo, non si perdona nulla. Quindi urgono gol e prestazioni positive, per l'attaccante per il quale Montella si era tanto speso in estate, tanto da far tirare fuori a Fassone quasi 25 milioni. Ora Montella non ci sarà più. Starà a Gattuso provare a recuperarlo, e a Kalinic mettersi a disposizione.
Dall'altra parte c'è Calhanoglu, ieri in panchina contro il Torino dall'inizio. Il turco sta vivendo un periodo di involuzione pazzesca. Fiscamente, dopo 6 mesi di inattività, il Milan lo ha aspettato. Ma ora serve un passo avanti a livello tattico e sopratutto mentale.
Sul primo aspetto, non si è ancora capito cosa sia il turco. In Bundesliga era un trequartista di tocco e di inserimento, capace di sfondare le porte avversarie col suo tiro divenuto celebre per potenza e precisione. A Milano sembra un pesce fuor d'acqua. Tiri, pochi. Inserimenti, tendenti allo zero. Assist, nemmeno a parlarne. La pecca sembra essere la personalità. In faccia sembra sempre impaurito, e questo in campo lo si nota. Se per Bonaventura il grande difetto è che tiene troppo palla, tenta sempre troppo la giocata, per il turco vale l'opposto. Tende a nascondersi, a non farsi vedere, a non prendersi le responsabilità nel vivo del gioco.
Ora con Gattuso sarà prova del fuoco. Se c'è uno che può dargli la classica svegliata, infondergli carica e spronarlo, quello è il nuovo tecnico rossonero.
Due delle missioni importanti saranno legate proprio a recuperare anche e sopratutto loro due. Il campionato è andato. Ma la seconda parte della stagione, se la squadra verrà recuperata, si potrà affrontare un Europa League da protagonisti. Il Manchester United dello scorso anno, insegna.