romagnoli

 

Quegli insignificanti numeretti

 

Quale sia il modulo conta poco, ci vuole coraggio

 

 

Siamo a metà novembre ed il Milan non ha ancora un modulo fisso. Cosa vera, ma a metà. Spesso la sequenza di numeri indicata prima delle formazioni è soltanto uno specchietto per le allodole. E quello messo prima delle formazioni schierate in campo da Montella quest'anno sembra un indice di borsa per quante volte viene cambiato.
La mancanza di un modulo di riferimento e di una chiara via da perseguire è una delle colpe, forse la principale che viene imputata al tecnico napoletano, ma noi che siamo intelligenti dobbiamo imparare a non fidarci più di tanto.

Prendendo in esempio la formazione scesa in campo a Napoli, nei minuti antecedenti la partita leggendo i giocatori che sarebbero scesi in campo era possibile immaginare almeno due moduli possibili, e Locatelli, che in enrambi veniva considerato centrocampista ha giocato praticamente trequartista, smentendo quindi il 3-5-1-1 indicato nei tabellini.

A Montella stesso viene spesso chiesto su quale sia il modulo di riferimento di questo Milan, e la sua risposta è regolarmente la stessa: " il modulo non c'entra, è l'interpretazione che si da in campo quella che conta". Il pensiero non fa una grinza, basti pensare a dei giocatori che riescono a dare il meglio di se stessi proprio quando non gli viene assegnata una posizione. L'ultimo transitato dalle nostre parti è stato Ricardo Kakà. Nello schema era colui che giocava dietro le punte ma molto spesso giocava da tutt'altra parte. E lo si vedeva proprio nei primi minuti di ogni partita, trotterellare per il campo alla ricerca della posizione che più gli aggradava e gli consentiva di sare il meglio.

Quindi, il problema non credo sia una mancanza di modulo fisso. Il Milan tatticamente in fase difensiva è cresciuto molto, e se non lo ha fatto anche in quella offensiva è non perchè sia meglio giocare sempre con due punte o con una punta o con due esterni o due mezze punte. L'inconcludenza al contrario è figlia proprio della mancata rottura degli schemi. Provare qualcosa che vada al di là del ruolo che si occupa in campo, al di là del compito tattico che viene affidato dal tecnico.
A supporto di un pensiero, a me piace sempre attaccarci dietro un esempio pratico: Sassuolo-Milan, 0-0, il Milan giochicchia benino, non rischia nulla ma nemmeno si rende pericoloso. Cosa succede? Franck Kessiè fa quelo che dovrebbero fare tutti, prende iniziativa, prova, tenta la giocata e gli va bene...ci va bene. Nonostante occupi una posizione in mezzo al campo ha il coraggio e l'intuizione di buttarsi sulla fascia e fare sfindamento sull'esterno sinistro. Cross in mezzo, testa di Kalinic e salvataggio sulla linea da parte di un difensore avversario. Migliore occasione creata fino a quel momento. Dal calcio d'angolo successivo nasce il gol del vantaggio di Romagnoli e la partita cambia drasticamente con la squadra che gioca molto meglio rispetto a quello che stesse facendo e merita ampiamente la vittoria. E' un caso? No, non lo è, e il modulo c'entra pochissimo. Montella si concentri su questo.

 

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