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Benvenuti a casa Spada

 

Leoni e cavalli fuori dai loro giardini a ogni piano terra dei palazzi comunali

 

E’ buio quando parte del corteo contro la criminalità organizzata di Ostia arriva in piazza Gasparri. La cattura di Roberto Spada, fratello del boss Romoletto, ancora non l'hanno mandata giù i residenti di questa parte di Ostia, dove minacce e agguati sono all'ordine del giorno. I cittadini scendono in strada e se la prendono con tutti: giornalisti, in primis. «Siete dei buffoni. Ma quale mafia, qui la mafia non esiste». Nella "piazza" di droga e case popolari, la gente di questo quartiere lancia la sfida.

«Ma quali metodi mafiosi? Ma che sono questi metodi mafiosi?». Il corteo giunge al capolinea e, nel giro di pochi minuti, si disperde. I cittadini non vanno oltre e preferiscono tornare indietro. Anche la sindaca Raggi, a cui qualcuno ha mosso accuse di abbandono, decide di rientrare in Campidoglio. A Ostia Nuova va in scena un altro corteo.

Un'altra storia rispetto a quella che è stata raccontata solo poche centinaia di metri prima. Si è da poco diffusa la notizia che Roberto Spada resta in carcere e nella piazza esplode la rabbia. Tutti in strada. Anche il cugino di Roberto: «Pure io ho fatto degli errori, ma non per questo deve pagare la mia famiglia». D'altronde la mala ha il suo codice d'onore. «Se quello c'ha il fratello che è un boss non è che pure lui è un boss», continua il giovane.

«Andate via di qui - urla una donna - questa è casa nostra». Una piazza, quella di Ostia Nuova che racconta una storia macchiata di sangue e sporca di droga. Un passato di malavita gravato della lotta tra bande per conquistare un territorio sul quale avevano messo gli occhi per primi gli uomini della temibile banda della Magliana. Poi sono arrivati tutti gli altri. A partire dai Fasciani negli anni '70, con don Carmine, boss della mala d'altri tempi che di giorno vendeva pane e aiutava i bambini in difficoltà e di notte ordinava estorsioni, minacce e agguati.

Infine, gli Spada con i leoni e i cavalli fuori dai loro giardini a ogni piano terra dei palazzi comunali. La passeggiata anti-mafia si ferma a pochi metri dalla casa dove giovedì pomeriggio è stato prelevato Roberto Spada.  «Di lui non dovete più parlare», avvisa qualcuno del quartiere. «Pensate alle nostre case: abitiamo in case vecchie e fatiscenti e non abbiamo lavoro. Non c'è solo lui qui, ci siamo anche noi ma nessuno si preoccupa di noi perché dite che siamo mafiosi».

Questo quadrante si conferma la roccaforte degli Spada: «Tanto le cose qui non cambieranno mai. Sono trent'anni che aspettiamo e che siamo così. Ora ci sono le elezioni, ma da lunedì prossimo tutto tornerà come prima». Il corteo contestato dagli affiliati del clan, pronti a tirare fuori rabbia e veleno contro giornalisti e forze dell'ordine. Le guardie, come le chiamano da queste parti, non sono mai graditi in posti dove sono forti le organizzazioni criminali.

Nel gruppo di persone urlanti, tutti la pensano allo stesso modo: «Questa zona è nostra, non dovete venire più». La sfrontatezza non si ferma neanche davanti agli agenti che cercano di calmare gli animi. Qui dove nessuno vede mai niente e sa niente quando ci sono rapine e gambizzazioni, ieri tutti erano pronti a parlare. E tra i contestatori si nascondevano anche affiliati e latitanti. Ostia Nuova è sempre stato il paese di Bengodi, abitato dagli invisibili. C'erano tutti in strada per la manifestazione anti-legalità e anti-stato. E così si è scritto un altro capitolo del quartiere-bronx.

 

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