Berlusconeide capitolo VI (II)
Zaccheroni ed un nuovo inizio (seconda parte)
Il Milan batte il Parma 2-1 in rimonta (gol di Maldini e Ganz dopo una fuga interminabile su lancio di Boban) e da quel momento mette il turbo, complici due sconfitte consecutive della Lazio, contro la Roma e la Juventus.
A cinque giornate della fine tutto è riaperto. Il Milan dista un punto dalla Lazio anche se il calendario sembra più favorevole ai biancocelesti. Eppure il Milan tiene, vince a Udine, a Vicenza, batte la Samp 3-2 in casa con un gol di Ganz al 50esimo, sbanca il Delle Alpi liquidando la Juventus per 2-0.
Lo scudetto è lì, anche se per scaramanzia nessuno osa nominarlo.
Alla penultima giornata però il Milan batte facilmente 4-0 l’Empoli retrocesso, mentre la Lazio incappa in un pareggio in casa contro la Fiorentina. E’ il sorpasso.
Col destino finalmente nelle proprie mani il Milan va a Perugia, all’ultima giornata, contro la stessa squadra che aveva battezzato l’esordio in campionato di Abbiati. Il Milan va in vantaggio per 2-0, subisce il gol su rigore di Nakata e soffre quasi fino alla fine.
Poi un lampo, Bucchi si coordina e fa partire un tiro destinato all’incrocio. Abbiati con un colpo di reni prodigioso la devia in angolo. Finisce 2-1 . Il Milan ha vinto il suo sedicesimo scudetto e il giovane portiere di Abbiategrasso viene portato in trionfo.
Zaccheroni, come Sacchi e Capello, ha vinto al primo anno. Non è stata la vittoria del gioco, dello spettacolo e della superiorità, è stata piuttosto la vittoria del cuore, della storia, dell’intensità e della capacità di crederci sempre.
Quel titolo, purtroppo per Zac, resterà l’unico suo successo da allenatore del Milan.
Nella stagione successiva infatti, pur avendo una squadra migliore, grazie agli innesti di Gattuso, Chamot, Serginho e Shevchenko, il Milan lotta per due terzi della stagione per lo scudetto ma deve poi arrendersi e lasciare che siano Lazio e Juve a contendersi il titolo sino alla fine.
In quella stagione il rapporto Berlusconi/Zaccheroni si peggiora, complice anche la prematura eliminazione in Champions del Milan in un girone tutto sommato abbordabile.
Al Presidente rossonero non piace il gioco del Milan. Subito dopo lo scudetto si prese il merito di aver suggerito la svolta tattica a Zaccheroni con l’inserimento di Boban a trequarti. Il tecnico di Cesenatico a domanda diretta rispose “non mi risulta”.
In quella risposta si consumò una frattura umana mai davvero ricomposta fra loro.
Galliani, da egregio Richelieu, nei tre anni zaccheroniani ha sempre badato molto a fare il perfetto ago della bilancia fra Presidente e allenatore.
Era nota da subito l’avversione presidenziale verso la difesa a 3. Zaccheroni nel suo triennio è stato sempre libero di giocare con questa strutturazione difensiva, ma il gradimento presidenziale è sempre stato a livelli bassi.
La stagione chiusa al terzo posto ha portato alla conferma di Zac, senza tuttavia troppa convinzione da parte del Cavaliere.
Non è un caso che già nell’estate del 2000, gli spifferi sinistri sul futuro di Zaccheroni iniziavano ad avvicinarsi al capo del tecnico.
Il Milan prese 5 gol dal Real in amichevole e in quei giorni la panchina di Zac fu tutt’altro che salda. Il preliminare di Champions fu lo spartiacque utile a garantire la permanenza dell’ex allenatore dell’Udinese ancora per qualche mese.
Il Milan superò la Dinamo Zagabria e pur non iniziando bene il campionato (la squadra era stata rafforzata con Redondo che però complice la rottura del legamento crociato non fu mai disponibile) si rese protagonista in Europa, con un girone di ferro con Barcellona e Leeds vinto alla grande.
Gli infortuni però in quella stagione furono molto pesanti e alla lunga il Milan non fu in grado di tenere lo stesso ritmo.
A febbraio il distacco in campionato era ormai diventato abissale, non tanto e solo per la zona scudetto, ma soprattutto per la zona Champions, vitale per le casse societarie rossonere. Zaccheroni venne così esonerato a maggio, da un Berlusconi furioso, dopo l’eliminazione ad opera del Deportivo la Coruna nel secondo girone di Champions League.
Gli ultimi due mesi di campionato furono così altalenanti per il Milan, guidato da Cesare Maldini, ma incapace di andare oltre un deludente sesto posto in campionato.
Quel Milan però, pur rabberciato e da ricostruire, si prese l’enorme soddisfazione di regalare ai propri tifosi un derby indimenticabile, quello dell’1 1 maggio 2001 , terminato col tennistico punteggio di 6-0 in favore dei rossoneri.
Fu un derby strano, singolare, in cui il fino ad allora oggetto misterioso Comandini, realizzò due gol, i primi due gol del match, che aprirono la strada ad un successo tondo, indimenticabile e straordinario.
Quel Milan però era da ricostruire e da ripensare.
Berlusconi e Galliani avevano già individuato nel turco Terim, grande protagonista di calcio spettacolo a Firenze, l’allenatore giusto per il Milan.
Servivano però anche degli investimenti importanti per rinfoltire un parco giocatori più che discreto, ma assolutamente non adatto per competere ai massimi livelli.
...alla prossima con "La scelta di Terim ed il rigore di Torino"