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In carcere per sbaglio ma... deve pagare

 

Condannato ad un anno per narcotraffico: assolto con formula piena ma deve risarcire lo Stato

 

Sono trascorsi dieci anni da quella notte. Erano le 3.30 del 22 ottobre 2007, quando Diego Olivieri smetteva di essere uno stimato imprenditore della concia di Arzignano e diventava, secondo la Dia di Roma e le polizie europee e americane (Fbi compreso), il terminale veneto del clan italocanadese Rizzuto, accusato insieme ad altri 18 indagati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti e riciclaggio di denaro sporco.

«L'uomo da 600 milioni di dollari» è, non a caso, il titolo dell'incontro pubblico in cui a Padova il 69enne ha raccontato la sua storia di vittima della mala-giustizia, che prima sbaglia e poi non chiede neanche scusa, anzi si permette pure di presentare il conto: finito in carcere per un anno ed in seguito assolto con formula piena, il vicentino non sarà indennizzato per l'ingiusta detenzione e dovrà perfino pagare duemila euro allo Stato.
Di quell'arresto in casa sua Olivieri ricorda ogni dettaglio: il fascicolo di 164 pagine sbattuto sul tavolo della sala da pranzo, la moglie Elisa che viene invitata dai poliziotti a preparargli una borsa con i vestiti, i primi accenni ad un giro di cocaina spedita dal Sudamerica all'Italia a bordo di container contenenti pellame e smerciata ad affiliati alla famiglia mafiosa Rizzuto che coordina il narcotraffico da Montréal, il figlio Christian che vedendolo salire sulla gazzella dei carabinieri cerca di rassicurarlo, la figlia Cristina che è incinta della sua primogenita e spera si tratti solo di un brutto scherzo.

«Non posso dimenticare niente confida l'imprenditore perché se anche poi ti assolvono da ogni accusa, cosa rimane di te, che intanto ti sei fatto un anno dietro le sbarre e hai vissuto un autentico calvario giudiziario? Grazie a Dio la mia famiglia mi ha sostenuto in tutto e anche gli amici mi hanno sempre creduto, ma la macchia su di me è rimasta: le prime pagine dei giornali, le chiacchiere in paese, il dolore e l'angoscia dentro il mio cuore»...

 

 

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