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Un tempo e un tempo

 

A volte il primo, altre il secondo. Il Milan che "corre" per soli 45'

 

 

L'allontanamento del preparatore Marra ha messo dubbi amletici, specialmente dopo essere avvenuto a stagione cominciata. Spesso ci si è chiesti se il problema del Milan che non ingrana potesse essere solo fisico e se valutiamo dei fatti oggettivi tipo propprio la vicenda preparatore, tipo i rumors venuti fuori dopo il lunghissimo briefing post Juventus tra Marco Fassone, Massimiliano Mirabelli e Vincenzo Montella sembrerebbe che la società il problema se lo sia posto(?) e prendendo singolarmente il fatto che il Milan giochi un tempo solamente, un qualsiasi ragionamento logico in prima battuta porti a pensare a questo.

Ma la cosa non convince. Nel senso che magari la squadra atleticamente non scoppierà di salute e di sicuro non riuscirebbe a disputare, almeno in questo momento, 90' di intensità continua come la prima mezz'ora di sabato sera o come il secondo tempo del derby, almeno fino al 2-2. Quindi se vogliamo il problema condizione fisica possiamo anche contemplarlo come parte in causa di questo inizio di stagione deludente, teniamo presente che gambe che non girano minano parecchio anche la lucidità. Ma non dimentichiamoci che anche lo scorso anno, quando il problema atletico non è mai sussistito, spesso e volentieri la squadra giocava un tempo ordinario e un secondo tempo molto intenso dove Chievo - Milan e Milan - Atalanta sono gli esempi più lampanti.
E' molto probabile a questo punto si tratti di una scelta dal fatto che per esempio nel derby la squadra è venuta fuori nella ripresa inversamente a quanto successo con la Juventus dove la massima intensità è stata espressa ad inizio partita. In teoria una condizione fisica precaria ti porta comunque a cedere col passare dei minuti a prescindre da tutto.

Ma occhio ad un dettaglio. Il Milan ha opzionato Mauro Innaurato come sostituto di Emanuele Marra, ex preparatore atletico dell'Anderlecht e attuale preparatore della Nazionale della Costa d'Avorio. Figura professionale che dunque è conosciuta bene da Lucas Biglia e Franck Kessiè, due dei giocatori rimasti "al palo", e ciò qualcosa vorrà pur significare.

 

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