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I segreti sulla morte di Kennedy

 

Trump declassificherà gli ultimi documenti riservati sull'omicidio di Dallas. La Cia contraria

 

Donald Trump è pronto ad alzare il velo sugli ultimi segreti relativi alla morte di John F. Kennedy. Uno dei più grandi misteri d'America e un tema ancora oggi particolarmente delicato, tanto che pure il presidente americano, solitamente amante delle dichiarazioni ad effetto, questa volta ha scelto uno stile sobrio: «Pur essendo soggetto a ricevere ulteriori informazioni consentirò, come presidente, la divulgazione dei documenti su Jfk, a lungo bloccati e classificati». La sua intenzione di rendere pubblici migliaia di file sulla morte dell'ex Commander in Chief, assassinato a Dallas nel novembre del 1963, è arrivata a pochi giorni dalla scadenza che lo obbliga a decidere se mantenere o meno la segretezza degli atti. Il 26 ottobre, infatti, scade il termine dei 25 anni fissato dal Congresso con una legge del 1992, firmata dall'allora presidente George H.W. Bush, per mettere a tacere le teorie cospirative sull'uccisione di Kennedy. Trump ha il potere di bloccare completamente o parzialmente la divulgazione dei documenti legati all'omicidio di Jfk custoditi negli Archivi nazionali, oltre 3.000 file classificati creati in gran parte negli anni Sessanta e Settanta. Alcune decine invece risalgono agli anni Novanta, e sarebbero stati redatti da agenzie governative (prevalentemente dalla Cia), dopo l'uscita del controverso film di Oliver Stone che ha alimentato le teorie del complotto sull'uccisione del 35mo presidente degli Stati Uniti.

La pellicola del 1991 dal titolo «JFK - Un caso ancora aperto», racconta i fatti immediatamente precedenti all'assassinio e le successive indagini del procuratore distrettuale di New Orleans, Jim Garrison che mise in discussione la tesi ufficiale uscita dall'indagine della Commissione Warren, secondo la quale il solo esecutore materiale dell'attentato è stato Lee Harvey Oswald.

Proprio il film di Stone ha acceso il dibattito sull'abolizione del segreto di stato al dossier sulla morte di Kennedy. Sulla divulgazione dei documenti, gli ultimi in particolare, c'è però una certa preoccupazione: le agenzie di intelligence hanno fatto pressione perché almeno alcuni di questi siano mantenuti segreti, per non rischiare di danneggiare la sicurezza nazionale. E lo stesso Trump ha posto una condizione, dicendo di dover ricevere ulteriori informazioni. «The Donald», peraltro, non è estraneo alle teorie cospirative sulla morte di Jfk, visto che durante la campagna elettorale del 2016 ha insinuato sospetti su Rafael Cruz, padre del suo rivale repubblicano Ted Cruz: «Suo padre era con Lee Harvey Oswald prima che sparasse» ha detto all'epoca il tycoon a Fox News. Facendo - pare - riferimento ad un servizio di National Enquirer secondo cui Cruz senior era l'uomo, mai identificato dalla commissione Warren, che in una vecchia foto appariva con una camicia bianca a fianco di Oswald mentre distribuisce volantini a New Orleans, a favore della Fair Play for Cuba Committee. «Che ci faceva con Lee Oswald poco prima della morte? Prima della sparatoria? E' orribile», ha attaccato Trump. Affermazioni che lo staff del senatore ha bollato come spazzatura. Ora, se il presidente renderà pubblici i file segreti, forse si farà luce anche su questo aspetto. Gli storici non pensano che i documenti porteranno a stravolgimenti sul caso, anche se potrebbero chiarire alcune sfaccettature dell'indagine, oltre al misterioso viaggio di Oswald a Città del Messico alcune settimane prima del delitto. E proprio su quest'ultimo punto, gli esperti sono preoccupati che i file possano rivelarsi imbarazzanti per il Messico, danneggiando ancora di più le traballanti relazioni con gli Stati Uniti. L'ultima parola, comunque, spetta a Trump.

 

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