Quel derby in cui...
Una partita strana, troppa sofferenza e gioia mitigata
Ci sono derby che rimangono nella storia, altri nei ricordi, altri ancora che vorresti solamente cancellare dalla memoria. Qualche giorno fa due padri della patria rossonera come Gattuso ed Abbiati hanno indicato nel loro derby più bello quello giocato a San Siro il 13 maggio del 2003. Era la semifinale di ritorno di Champions League ed era anche la prima semifinale fra due squadre italiane. La tensione di tagliava a fette. Ricordarlo oggi può sembrare facile e piacevole, ma a differenza di Gattuso ed Abbiati non riesco a definirlo il derby più bello.
Per me è stato senza ombra di dubbio il derby più sofferto in assoluto. Pensateci un attimo: il massimo per ogni tifoso è vincere un derby e poter festeggiare, godersi la vittoria, sfoggiare per qualche settimana quel sorrisino un pò singolare che solo chi ama il calcio può capire. Nel caso di quel derby ciò non era possibile. Per due ragioni. In primis perchè le energie mentali sprecate per quella partita erano state molteplici. Raramente ricordo una tensione come in quei giorni. Arrivai a non dormire la notte. Nei bar, nelle scuole, sui luoghi di lavoro, al calcetto con gli amici, si parlava solo di quello. Ricordo in maniera nitida la mia esultanza trattenuta al gol di Sheva. "Manca ancora tanto", pensai. Ed era vero. Non ho ricordi particolari di emozioni legate a quella partite. Gesti tecnici? E chi li ha visti. Mancava sempre troppo tempo alla fine, forse perchè ad ogni pausa i miei occhi andavano subito al cronometro. Per citare Pellegatti, il tempo scorreva lento come olio dalle giare. Dopo il gol del pareggio di Martins non ricordo più nulla. Rammento solo che mi tremavano le gambe ed avevo tachicardia a palla. Mai avvenuto prima. Il fischio finale non fu una gioia, ma una liberazione. Mitigata però. Perchè la seconda ragione per cui non mi sono goduto quel derby si chiamava 28 maggio 2003.
Oggi la celebro come la data più bella della mia vita sportiva. In quei giorni era il mio sogno ed il mio incubo. Giocare una finale è una grande emozione, ma giocarla contro la Juventus non poteva esserlo, soprattutto se vivi a stretto contatto con tanti tifosi della maglia bianconera. Non si poteva perdere e quel pensiero mi impediva di godermi una vittoria sull'Inter di portata storica ma che, senza l'ultimo atto finale, non sarebbe ricordata com'è celebrata oggi. Rispetto quindi l'opinione di Rino e Christian ma, per la tensione provata nel pre, durante e post derby, l'impresa del 2003 non può essere considerata il mio derby più bello.