kaka

 

Quanto ci manchi Riky!

 

A 14 anni dal primo gol di un fenomeno passato troppo in fretta

 

 

5 ottobre 2003, derby di Milano, Milan già in vantaggio 1-0 con un gol di Inzaghi prova generale di quello che poi ci darà una gioia ancor più grande ad Atene. Secondo tempo appena cominciato ed il Milan è già li a schiacciare l'Inter nella propria area: appena 46" e Shevchenko sul lato corto di destra dell'area di rigore premia l'inserimento di Gattuso che dopo una finta a rientrare mette in mezzo di sinistro, testa di Kakà...gol! Il brasiliano atipico con la faccia da bravo ragazzo che da li in poi avrebbe cambiato la storia sua, del Milan e di conseguenza di tutti noi ha segnato il suo primo gol con la maglia rossonera. Di gol con la nostra maglia ne segnerà altri 103, altri 94 almeno fino alla stagione in cui lacsciò il Milan per la prima volta.

Anni stupendi quelli dal luglio 2003 a quello del 2009. Ricardo Izecson dos Santos Leite arriva in un Milan già fortissimo, che si era appena risieduto sul trono d'Europa dopo la finale di Manchester contro la Juventus. Arriva nel Milan di capitan Maldini, di Nesta, di Pirlo, di Seedorf, di Rui Costa, di Inzaghi e di Shevchenko dove difficilmente si poteva intervenire per rendere quel collettivo ancor più forte di quel che fosse. Tanto è vero che i più pessimisti prevedono per lui panchina indefinita. Ma sulla panchina del Milan in quel momento c'era l'uomo a cui tutto è possibile. Carlo Ancelotti dopo essersi ricreduto egli stesso sul giocatore scambiato per "uno studente universitario" nel momento in cui arriva a Milanello, capisce che la stoffa del fuoriclasse è di quelle più pregiate e lo fac giocare subito titolare ad Ancona alla prima di campionato dove lancia i primi lampi di classe, vedi la giocata che porta al 2-0 di Shevchenko.
Subito abituato a vincere solleva anche se guardando la partita dalla tribuna la Supercoppa Europea contro il Porto e conquista subito lo scudetto al termine della stagione dove nel frattempo è diventato insostituibile. Ancelotti per far giocare lui e Rui Costa insieme s'inventerà il modulo ad "albero di Natale" che farà storia. In mezzo però anche delusioni cocenti: dal Mondiale per Club perso ai rigori col Boca e la debacle di La Coruna fino ad arrivare all'Ade di Istanbul e lo scudetto perso nello scontro diretto in casa contro la Juve in un campionato poi ribaltato dalle sentenze della giustizia sportiva, nella stagione 2004/2005 dove il "Double" Scudetto-Champions era davvero a portata di mano.
Ma Ricky si riprenderà tutto con gli interessi nel 2007, il suo anno magico. Porta il Milan per mano alla conquista della Champions forse più inaspettata vendicando Istanbul, prendendosi la rivincita anche col Boca a Yokohama nel Mondiale per Club con in mezzo la vittoria della Supercoppa europea con il Siviglia, aggiungendo come ciliegina un Pallone d'Oro meritatissimo.

Arriva il 2009, il principio della fine. Il Milan comincia l'opera di smantellamento e Kakà prima promesso al City rifiuta la Premier per rimanere al Milan ancora a lungo, ma pochi mesi dopo andrà al Real Madrid per 67,5 milioni di euro. Cessione record nella storia del club rossonero. Ma a Madrid non avrà la stessa fortuna e gli stessi successi. Prima Bernd Schuster, poi Josè Mourinho lo tengono spesso fuori dai titolari e anche per colpa di alcuni infortuni, come quello al menisco che lo tenne fuori per 4 mesi Ricky non si inserisce mai a pieno nel progetto e non è felice. Tanto è vero che comincia a girare la voce del Milan che se ne sarebbe liberato perchè rotto. Kakà nelle quattro stagioni al Real madrid vince "solo" una Liga, una Copa del Rey e una Supercoppa di Spagna ma non certo da protagonista, in un periodo in cui il Barcellona di Guardiola non aveva rivali in Europa e nel Mondo.

Nel 2013 all'ultimo minuto della sessione di calciomercato estivo, Adriano Galliani lo riporta a casa, ma la stagione a cui il Milan va incontro è tra le più disastrose. Al giro di boa Allegri viene esonerato e il posto sulla panchina viene preso da Clarence Seedorf. Kakà è comunque tra i più positivi ed è l'ultimo baluardo a cedere al Vicente Calderon di Madrid nell'ottavo di finale di Champions contro l'Atletico. Firma il gol del momentaneo 1-1, gol che rimane ancora l'ultimo segnato in Champions dal Milan.
A fine stagione va via, torna al San Paolo per sei mesi e poi approda nell'MLS, dove diventa capitano dell'Orlando City e dove a 35 anni probabilmente terminerà la carriera.

Nonostante tutti i trofei nazonali e internazionali Kakà viene considerato un incompiuto. Unico grande cruccio della sua carriera è stato vincere qualcosa da protagonista con la nazionale "Verdeoro". Troppo pochi i 17' giocati da giovanissimo nel Mondiale Nippo-Coreano del 2002 vinto dal Brasile per essere ricordato tra i protagonisti e la Confederation Cup vinta nel 2005 e nel 2009 non è considerata competizione di caratura pari ad un Mondiale o ad una Coppa America.
Il Mondiale che lo voleva vero protagonista era quello tedesco del 2006, ma dopo un inizio scntillante con un super gol alla Croazia nella partita d'esordio Kakà brillerà poco e il Brasile verrà eliminato della Francia ai quarti.
Una vittoria Mondiale al top della carriera lo avrebbe consacrato nell' "Élite" dei calciatori di tutti i tempi. Nell' "Élite" dei giocatori di tutti i tempi lo è per noi milanisti che da tempo aspettiamo un giocatore che ci faccia rivivere le grandi emozioni che Ricky ci aveva abituato a provare.

 

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