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Toni bassi, luci spente e fiducia a Montella

 

La squadra ha bisogno di serenità. L'unica alternativa a Montella non è oggi disponibile.

Le sensazioni che si ricavano dal post Milan Roma sono decisamente in controtendenza rispetto al post partita contro la Sampdoria in cui, velatamente, la società ha fatto trasparire qualche critica a Montella. Dopo la sconfitta contro i capitolini invece, l'ordine di scuderia sembra essere quello di abbassare i toni e soprattutto la luce dei riflettori dalla squadra. Segnale chiaro, esplicito, assolutamente dovuto. Il Milan è stato sopravvalutato in estate, non tanto dai dirigenti quanto dall'ambiente generale che ha iniziato a pensare ad obiettivi proibitivi ed utopistici. La squadra ha assorbito quell'entusiasmo, si è cullata su di esso ma ai primi impegni importanti sono emerse pecche e lacune. Tutto normale, tutto comprensibile. Vincere non è un verbo automatico, è semmai un verbo successivo che viene dopo altri due verbi. Costruire ed aspettare. Montella ha diritto di lavorare sereno e di essere giudicato alla fine della stagione.

Chi parla di esoneri ed alternative non sa di cosa parla. Lo diciamo col massimo rispetto delle altrui posizioni ma, davvero, l'idea di un ritorno al Milan di Carlo Ancelotti in questo momento non è praticabile per tante ragioni. Economiche, ma non soltanto economiche. La vera alternativa a Montella si chiama Antonio Conte, allena a Londra e sino a fine stagione non sarà nemmeno avvicinabile. Pertanto, è bene mettersi di buzzo buono e lavorare con la massima unità di intenti in questa stagione che, per ovvii motivi, non può nè deve essere inquadrata come una stagione di passaggio. Sia per quello che è stato speso, sia per le aspettativa che ha creato. Il Milan di adesso è un cantiere aperto. C'è un allenatore che non ha ben inquadrato la squadra che ha e c'è una campagna acquisti che deve iniziare ad emettere alcuni squilli.

Ma c'è soprattutto un equilibrio di squadra da trovare. E' un compito difficile perchè la rosa ha alcune criticità che la rendono non perfettamente adatta ad un modulo tattico in particolare. In breve le questioni aperte sono tre. 1. Kessiè è troppo forte per fare il mediano. Non è un incontrista, è un giocatore che va molto e che scopre la posizione. Questo porta alcuni vantaggi ma toglie equilibri alla mediana. 2. Calhanoglu è un trequartista atipico. Non è un giocatore di tocco nè di visione di gioco, ma è un elemento d'impeto, di cattiveria agonistica pura miscelata con la balistica e con la giocata ad effetto. 3. Qualsiasi modulo si adotti manca, in organico, una seconda punta/esterno offensivo capace di legare centrocampo e attacco. Un Insigne tanto per intenderci, ossia un giocatore bravo nell'assist, con tanti gol nei piedi ed in grado di saltare l'uomo. Sono queste le criticità con cui si confronta Montella ed è su questi aspetti che il Milan deve lavorare per provare a risalire la china.

 

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