Colpevoli?
Montella nell'occhio del ciclone: confuso, continua a commettere errori. Ora può solo vincere. Mirabelli: la squadra era davvero completa?
Quella del Milan attuale non può ancora essere definita crisi. I risultati parlano chiaro. Su 11 partite ufficiali (6 di campionato, 5 di Europa League), la squadra rossonera ha incamerato 9 vittorie e 2 sconfitte.
Ma non appena l’asticella si è alzata un po’ (si vedano le gare con Cagliari, Lazio e Sampdoria), sono arrivati i problemi, ed il Milan non è sembrato essere per nulla all’altezza dell’obiettivo che vuole perseguire.
Sconfitta 4-1 senza storia a Roma, sconfitta senza scendere in campo a Genova. Messi sotto, da tutti i punti di vista: fisico, tecnico, tattico, mentale. Una doppia débâcle rossonera che porta conseguenze e lascia strascichi.
La conseguenza più evidente è ovviamente quella legata alla classifica ed al calendario. Se è vero che il Milan è ad un punto dal quarto posto (va però tenuto conto che Samp e Roma devono recuperare il proprio scontro diretto), è altrettanto vero che nelle prossime 5 gare dovrà affrontare Roma, Inter e Juventus. Le sconfitte patite in questo settembre negativo, obbligano Montella a vincere gli scontri diretti.
Montella. Proprio lui. Nell’occhio del ciclone proprio l’allenatore rossonero, che in molti tifosi vedono e vogliono già lontano da Milanello, tanto da far diventare virale l’hashtag #MontellaOut.
Diciamolo. Non siamo ancora a questo punto. L’esonero non è stato per nulla considerato a Casa Milan. Certo l’arrabbiatura della dirigenza e della proprietà, che ha visto in diretta in prime time in Cina la figuraccia di Marassi, non è da poco. Dopo 230 milioni spesi, si aspettavano altro dal Milan che hanno creato.
Montella sembra in confusione. Non sembra ancora avere in mano le redini della squadra, soprattutto a livello tattico. Lo si è visto in modo nitido durante la gara di Genova, oggettivamente preparata malissimo. I suoi avevano a disposizione un unico spartito. Palla a Biglia, poi indietro per Bonucci, che va ad effettuare ora il cambio di gioco sull’esterno che si apre, ora sulla punta, sola in mezzo a due centrali avversari. Unico schema provato e riprovato per tutta la gara. Risultato? Nemmeno un tiro in porta.
Confuso, poi, nella gestione dei giocatori. Kessiè, ad esempio. Forse il giocatore più impiegato fin qui, che non ha mai beneficiato di turnover, e che a Marassi era in apnea sin dai primi minuti. Nella prima mezz’ora ha totalizzato il 100% di palle perse e passaggi sbagliati. Alcuni anche deleteri. Montella non solo non ha avuto il coraggio di cambiarlo nell’immediato, pur facendo scaldare Locatelli già dalla mezz’ora, ma non ha operato il cambio nemmeno all’intervallo, dopo un primo tempo orribile. Il risultato? Anche qui amaro. Kessiè perde l’ennesima palla al limite dell’area e la Samp va in gol con Zapata.
Poco prima il tecnico aveva annunciato ai suoi che “la partita inizia ora”, dopo che i rossoneri si erano timidamente affacciati dalle parti di Puggioni. Una volta subito il gol, il tecnico campano, non ha saputo dare un impulso, cambiare l’inerzia. Cambio ruolo per ruolo (Cahlanoglu e Cutrone per Bonaventura e Suso) e squadra rimasta piatta. Zero coraggio. Zero personalità. È questo che si rimprovera a Montella.
Dal canto suo, l’altro membro dell’area tecnica sotto accusa è Massimiliano Mirabelli, reo di aver lasciato all’allenatore una squadra incompleta in alcuni ruoli fondamentali, pur avendo speso 230 milioni. A centrocampo Montella è infatti con la coperta cortissima. Non esiste in rosa un vice-Kessiè. Non esiste in rosa un giocatore che possa giocare da esterno offensivo in avanti, in grado di cambiare passo, magari a gara in corso.
Insomma. I problemi non sono pochi, ma il Milan non ha tempo di fermarsi a pensare. Tra due giorni si trona in campo, in Europa League. Poi, subito la Roma a San Siro. Due gare da non fallire. Montella non può derogare dalla vittoria. Oppure passerà una sosta d’inferno…