calenda

 

Procuratori? Potere esagerato

 

Abbiamo avuto esempi dove il procuratore si è messo di traverso pur di far prevalere le ambizioni del proprio assistito. Basta che poi il giocatore abbia un contratto in essere che andrà in scadenza il prossimo anno ed il gioco è fatto!

 

In una dichiarazione di qualche giorno fa Ariedo Braida (intervenuto a Radio anch'io lo sport) è stato chiamato in causa sulle attuali valutazioni del mercato dei calciatori, sul Fair play finanziario e sul ruolo dei Procuratori, ed a proposito di questi ultimi ha dichiarato che "oggi il loro potere è esagerato". Una frase che ci siamo sentiti ripetere più volte negli anni, e che suona un po' come scoprire l'acqua calda, ma che non è mai stata appropriata come in questa estate rovente.

Il caso più eclatante ê stato sicuramente quello di Raiola ed il rinnovo di Donnarumma, situazione dove nonostante la volontà del giocatore e della famiglia, il buon Mino era stato in grado di condizionare una scelta che stava per causare un danno economicamente rilevantissimo per un club che aveva avuto il grande merito di crescere, lanciare ed affermare il portiere milanista. Alla fine ha prevalso il volere del giocatore, ma comunque le condizioni strappate al club sono state importanti.

Abbiamo avuto esempi dove il procuratore si è messo di traverso pur di far prevalere le ambizioni del proprio assistito:incontri, trattative, cene, dichiarazioni di battaglia rilasciate ai media, col solo scopo di tirare la corda fino allo sfinimento ed ottenere quanto desiderato. Basta che poi il giocatore abbia un contratto in essere che andrà in scadenza il prossimo anno ed il gioco è fatto: si tratta di una vera arma di ricatto da cui la società non sa come difendersi. E se il club di appartenenza prova a resistere e far valere i propri diritti ed interessi? Beh, da quest'anno ci si avvale di un nuovo ed efficientissimo mezzo, vale a dire il certificato medico. Se la società non fa quello che dici tu (attraverso il tuo procuratore), allora non ci sono più le condizioni emotive per poter fare serenamente il proprio lavoro, ed allora il medico prescrive un bel periodo di riposo "forzato". Che poi sarebbe da fare anche qualche indagine approfondita sui valori deontologici di un medico che firma un certificato dove afferma che un giocatore che guadagna 2/3 milioni di euro l'anno per giocare a pallone non sia nelle condizioni mentali per farlo.

Ha ragione il buon vecchio Ariedo Braida, uomo d'altri tempi abituato ad un calcio dove magari i valori avevano un significato ed erano rispettati. Oggi non vale più neanche la fatidica frase "nessuno ha puntato la pistola alla testa del presidente quando ha fatto firmare quel contratto ai suoi giocatori". Oggi i contratti non contano più, e se qualcuno prova a farli rispettare ecco pronto il certificato medico.

Ed allora evviva i Lotito del caso, che ha tutti i difetti del mondo ma che di certo non si fa mettere con le spalle al muro da nessuno. E gli altri? Che cosa possono fare per fermare questo andazzo? L'unico rimedio che viene in mente è qualcosa che forse non è neanche lecito. Dovrebbe essere vietato per legge ad una società di calcio di pagare delle commissioni extra ai procuratori per l'acquisto dei calciatori o per i rinnovi contrattuali. Dovrebbe essere prevista solo ed esclusivamente una commissione percentuale massima sul contratto di compravendita (che ne so, dallo 0 al 5%, da concordare tra calciatore e procuratore) e niente più. Cioè togliere dalle mani dei procuratori stessi un'arma potentissima di ricatto che potrebbe servire a calmierare i mercati ed impedire che si scatenino le aste dove a prevalere non è la società che offre il prezzo più alto per il calciatore ma quella che paga la commissione più alta al suo procuratore per accaparrarsene le prestazioni. Non è il procuratore ad aver rovinato il mercato, ma queste benedette commissioni che hanno più le sembianze della tangente piuttosto che l'onorario per aver fatto un buon servizio di consulenza al proprio assistito ed alla società.

 

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