Le riforme che non servono
Il Presidente della FIGC apre alla Serie A a 18 squadre, e ai playout salvezza entro tre anni. Ma davvero serve questo per migliorare il nostro calcio?
Carlo Tavecchio fa parlare ancora di sè. Il Presidente della FIGC, nelle ultime ore ha aperto la strada verso delle "profonde" riforme che andrebbero a cambiare la fisionomia del nostro calcio e del nostro campionato. Obiettivi come quelli di una Serie A a 18 squadre, e l'introduzione nel massimo campionato dei palyout salvezza, per Tavecchio sono riforme che si possono realizzare nel giro di tre anni. Ma davvero serve questo alla Serie A? Una Lega ancora commissariata e non in grado nemmeno di eleggere i propri organi decisionali, come può ancora una volta tagliare le gambe a realtà che, con una politica oculata e senza sprechi, iniziano ad affacciarsi da qualche anno alla massima serie con una certa insistenza?
Opinione del tutto personale, è quella di chi vi scrive; questo è chiaro. Non permettere a realtà lungimiranti nel loro piccolo, come Frosinone per esempio, in grado di costruirsi il proprio stadio senza chiedere nulla a nessuno, di poter tornare presto in A, è una sciocchezza frutto di una politica atta al fasullo livellamento verso l'alto. Già perchè, per chi non lo avesse ancora capito, di certo la Serie A non cambierà fisionomia e valore riducendo il numero delle squadre. Si dovrebbe invece trovare il modo di premiare realtà piccole, ma che attuano una politica virtuosa e senza sprechi, attraverso un vero piano di valorizzazione per aumentare la competitività di queste squadre. Dalla diversa spartizione dei diritti televisivi, fino alla commercializzazione del marchio della Lega Serie A in mercati dove si può avere un reale incremento del seguito e delle visualizzazioni, anche atttraverso una politica volta alla valorizzazione del marchio e del merchadising; fino ad arrivare ad una vera riforma delle strutture sportive che diano la possibilità a chi decide di seguire la partita allo stadio, di non seguire la propria squadra del cuore in un luogo sporco, scomodo e certe volte anche pericoloso.
Su questo, a mio modo di vedere, la FIGC dovrebbe intervenire pesantemente. La soluzione non è creare un campionato d'elitè economica (e non tecnica), volto ad affossare chi si affaccia alla massima serie nazionale, ma fare in modo che la Serie A diventi un campionato sostenibile dal punto di vista strutturale, tecnico ed economico. Probabilmente queste sono parole al vento, ma la speranza è sempre l'ultima a morire. A morire forse, certe volte, dovrebbero essere certe idee strampalate e fuori luogo; soprattutto se pensiamo a come, nel 2017, ci siano stadi in A in cui va via la luce nel bel mezzo della partita. Ogni riferimento a Crotone-Milan non è casuale.