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Il nuovo FPF

 

Fair Play Finanziario si cambia....forse. 

 

Quando ti accorgi che probabilmente è stato partorito qualcosa che non ha raggiunto l'obiettivo sperato, la più grande tentazione è quella di intervenire e modificare qualcosa. L'Uefa aveva approvato il FPF con l'obiettivo di aumentare la competitività tra i club europei che partecipavano alle coppe europee, cercando un sistema per diminuire il gap tra i club. In realtà quello di commisurare gli investimenti in funzione dei fatturati non poteva essere il sistema per calmierare il sistema, ma al contrario ha finito per accentuare il distacco tra i club: come fa un club di livello medio/alto a diventare competitivo coi top club europei se non può investire sul mercato grossi capitali?

Potrebbe farlo solo aumentando in modo significativo il fatturato, ma se un club non diventa vincente non può pensare di aumentare gli introiti rivenienti da diritti televisivi, sponsorizzazioni e merchandising. Un club può anche essere virtuoso a livello di bilancio, ma non potrà mai colmare il divario con club tipo Real, Manchester United, Barcellona e Bayern Monaco che fatturano oltre i 500 milioni di euro e che, quindi, hanno i mezzi per rimanere sempre al top. Ci hanno provato gli sceicchi del PSG e del Manchester City a colmare il gap con investimenti faraonici, e per rientrare nei parametri hanno dovuto anche usare qualche trucco al limite della legalità come sponsorizzazioni gonfiatissime.

Ed allora forse è arrivato il momento della discontinuità rispetto alla vecchia gestione Platini, e quindi di rivedere l'impianto del FPF, introducendo correttivi dall'alto verso il basso, e cioè che siano in grado di porre dei freni soprattutto ai grandi club.

Andiamoli a vedere.

Il primo intervento potrebbe essere la Luxury Tax, una sorta di tassa sul "lusso". Vale a dire che sia sul costo del trasferimento che su quello degli ingaggi i club saranno costretti a pagare una tassa (con una aliquota dal 10% in su) che verrà poi ridistribuita tra gli altri club (in modi ancora da capire). Sapere che se si acquista un giocatore per 100 milioni si dovrà emettere un ulteriore assegno di 12/13 milioni che verrà distribuito agli altri club come tassa può essere un calmieratore di prezzi ed ingaggi.

Altra misura il Salary Cap, vale a dire stabilire un limite massimo al monte ingaggi di squadra (e non sul singolo ingaggio). A questo potrebbero aggiungersi limitazioni anche sui trasferimenti: un numero limitato di persone in rosa, un numero massimo di possibili acquisti in ogni sessione di mercato, monitoraggio sui prestiti (che non hanno senso sui giocatori trentenni) e qualche ulteriore norma sui trasferimenti. Questi potrebbero essere i correttivi del nuovo Fair Play Finanziario.

Il parere di chi scrive è che non può esistere nessun correttivo e nessuna norma che possa rendere utile un sistema come il FPF. Imporre dall'alto delle formule per limitare il gap tra i competitors ed impedire ai club di investire secondo le proprie potenzialità è qualcosa che limita il libero mercato ed è al limite della costituzionalità, e quindi è comunque da condannare. L'Uefa, come organo che sovrintende a tutte le competizioni calcistiche europee, dovrebbe garantire solo vigilanza, vale a dire che i club si muovano secondo le proprie potenzialità, non vadano in dissesto per cattiva gestione e di conseguenza non falsino la regolarità del sistema. Stop. I fatti hanno già dimostrato che avere e spendere grandi capitali non sempre significa vincere se non sono supportati da una grande competenza. È la corretta gestione di un club sotto tutti i punti di vista a fare la differenza, non certo imponendogli lacci, lacciuoli, multe e penalizzazioni per aver investito correttamente dei soldi.

 

 

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