Sacchi

 

Arrigo, il sacchismo ed il suo unico erede

 

Per sacchismo intendo tutti quei seguaci di Sacchi che hanno mandato a memoria le sue nozioni senza comprenderne l'anima.

 

Spesso si parla di Sacchi, della sua eredità e dell'esistenza o meno del sacchismo e dei seguaci del tecnico di Fusignano. Di principio, credo che la domanda sia malposta anche se pone un interrogativo storico di fondamentale importanza nel calcio. Sacchi è stato infatti, a giudizio del sottoscritto, un grande innovatore del football. Si può considerare in un certo senso l'uomo che ha condotto il calcio italiano dal tempo antico a quello moderno, introducendo concetti di campo come pressing, zona, riferimenti, lato forte e lato debole.

Prima dell'avvento di Sacchi si giocava a uomo, salve alcune variazioni zoniste estemporanee; ogni allenatore nella riunione tecnica pre-gara dava ai propri giocatori l'uomo di riferimento. Ne veniva fuori una partita a scacchi, a volte noiosa, spesso autoreferenziale, se si pensa anche che qualche decennio prima i teorici del calcio avevano disegnato lo 0-0 come la partita perfetta. Sacchi, invece, pose al centro dell'attenzione del suo modo di vedere il football due cose: la palla e gli spettatori. Il pallone doveva diventare il riferimento principale del gioco di ogni calciatore ed il pubblico doveva diventare il giudice supremo del quale ricercare il consenso e l'applauso.

Ne è nata una rivoluzione di cui ancora oggi vediamo i tratti. Probabilmente ha ragione chi dice che Sacchi senza Berlusconi non sarebbe esistito, ma per certi versi è anche vero che il Milan di Berlusconi avrebbe si vinto anche senza Sacchi, ma non sarebbe entrato nella storia del calcio. Il Milan degli olandesi ha cambiato il calcio proprio per la sua visione nuova e profonda del gioco e dell'idea di spettacolo. Il sacchismo invece, ha in buona parte contribuito a rovinare il calcio.

Per sacchismo intendo tutti quei seguaci di Sacchi che hanno mandato a memoria le sue nozioni senza comprenderne l'anima. Larga parte degli anni 90 sono stati infatti condizionati da una serie di zonisti talebani pronti a sacrificare i giocatori di fantasia sull'altare degli schemi, della inderogabilità del 4-4-2, del confino della fantasia come valore relativo. In quel tritacarne si fece coinvolgere anche Arrigo con la mossa mai troppo riuscita di confinare Signori a fare l'ala sinistra all'inizio del mondiale americano del 1994. Il sacchismo, in sè, ha volgarmente tradito l'animus della rivoluzione sacchiana, deturpandola e fermandosi colpevolmente solo al dato formale, senza approfondire quello sostanziale.

Colui che, a mio giudizio, è riuscito a portare avanti il pensiero di Arrigo Sacchi, adeguandolo ai tempi moderni ed alle esigenze di spogliatoio, è stato Carletto Ancelotti. Carlo è un sacchiano convinto, ma dopo aver mandato Zola in Inghilterra e dopo aver rifiutato Baggio nel suo Parma degli anni 90, capì che stava commettendo un grave errore perchè certi giocatori, per le emozioni che danno al pubblico, non sono una parte del calcio. Sono in realtà il calcio. Qualche anno fa proprio Ancelotti ammise l'errore, con quella sua spontaneità che tanto lo ha fatto amare ai milanisti. Il Milan dei meravigliosi, che fra il 2002 ed il 2007 stupì il mondo con la carica innovativa e spettacolare del suo gioco, è il risultato delle conoscenze sacchiane di Ancelotti, adattate su una tempra caratteriale diversa e su un bagaglio di esperienze più completo.

Ancelotti aveva infatti la bonarietà e la capacità di sopportare le pressioni che mancava a Sacchi e rispetto al vate di Fusignano sapeva perfettamente quando e come calcare la mano coi suoi giocatori. Essendo stato giocatore, Carlo sapeva e sa quando può chiedere di più alla sua truppa e quando è invece necessario rallentare i giri del motore. Questa sensibilità, il grande Arrigo non poteva averla perchè non era stato un grande giocatore e non aveva vissuto dall'interno uno spogliatoio come parte di esso, bensì soltanto come capo.

In sostanza, a mio personale giudizio, l'allievo Carletto ha superato il maestro Arrigo ed è il vero ed unico erede di Sacchi. I teorici del sacchismo più puro invece, i cosiddetti sacchiani, sono finiti nel dimenticatoio del grande libro del calcio perchè non sono riusciti ad andare oltre il mero elemento nozionistico.

 

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